“I wanted to place sonic events in a free, open space.
Wave. After. Wave. After. Wave.”
(Brian Eno)
Mentre la rassegna Jazz al Parenti volge al crepuscolo – manca solo l’ultimo, succulento appuntamento col grande Dave Liebman il 9 maggio – al teatro di Via Pier Lombardo è già iniziata l’altra rassegna di musiche di frontiera: Electropark Exchanges, che (come suggerisce il titolo) si propone di percorrere i territori in cui l’improvvisazione dialoga con l’elettronica e le forme più aperte ed astratte del post-rock.
Già alle spalle il primo concerto, quello delle “somme” di Kangding Ray e Barry Burns dei Mogwai (che vedete in azione nelle foto sopra a sinistra e qui a destra), stanno ormai scaldando i chip ai lati del campo il grande Roedelius insieme a Stefan Schneider, che promettono una serata di elettronica esoterica “delle sfere celesti” per mercoledì 4 maggio.
Entrambi sperimentatori di provenienza teutonica (a sinistra nel primo piano in b/n), il primo vanta una sterminata discografia che supera gli 80 titoli in trent’anni, incrollabile sul fronte dell’avanguardia senza confini, prima nei Kluster/Cluster e poi negli Harmonia, a fianco di componenti dei Tangerine Dream, dei Neu, dei Can e di monumenti viventi come Brian Eno (tra l’altro in uscita col nuovo album The Ship il 28 aprile, QUI un assaggio dal suo sito). La collaborazione si sostanzia negli album Cluster & Eno, After The Heat e nella partecipazione di Roedelius alla struggente By This River (sul capolavoro Before And After Science di Eno). Insomma, già dai nomi capite che qui si parla di “stati generali” dell’elettronica.
Non pago di cotanta carriera, e di una produzione discografica fluviale come dicevamo sopra, l’oggi ottantaduenne (!) Roedelius affronta il nuovo millennio con giovanile baldanza, incrociando tastiere e console con sperimentatori più giovani, quale appunto è Stefan Schneider, che lo accompagnerà la sera del 4 maggio sul palco del Parenti. Nato percussionista, Schneider si sposta verso il basso fondando i Kreidler, formazione post-rock berlinese con forti influenze krautrock, IDM e pop d’avanguardia, che combina analogico e digitale insieme a un imprevedibile gusto per l’improvvisazione. Attitudine che perfeziona poi a partire da metà anni ’90 con gli influenti To Rococo Rot.
Dicevo imprevedibile perché è sempre sorprendente scoprire come il concetto d’improvvisazione, che siamo soliti associare allo strumentario “caldo” del jazz classico, si possa invece sposare anche con le tecnologie “fredde” della musica elettronica e digitale, che i nostri cliché mentali tendono a farci pensare come robotica e frutto di programmi, per quanto evoluti, pur sempre “ripetitivi” rispetto al suonatore in carne ed ossa. Ma, certo, quelli sono appunto i cliché in cui vivono imprigionate le menti semplici di noi poveri ascoltatori, non allenati a muoverci nell’universo musicale con la libertà pervicacemente perseguita ad esempio da un Brian Eno con le sue “strategie oblique”.
Frattanto, l’obliqua carriera di Schneider prosegue esplorando la techno nella sua componente più dub e minimale col progetto Mapsation, quindi incontrando Roedelius nel 2011: la collaborazione fra i due asceti dell’elettrone sonoro dà vita a due album – Stunden e Tiden – composizioni che condensano il concetto in “miniature musicali che spaziano dal melodico all’astratto” e che vedono Roedelius alle prese con pianoforte e sintetizzatori e Schneider impegnato negli arrangiamenti elettronici.
Il 4 maggio i due musicisti suoneranno insieme in Italia per la prima volta, ma chi li ha già sentiti dice che dal vivo creano un ambiente sonoro introspettivo, riuscendo appunto a guidare anche i “freddi” strumenti digitali verso l’improvvisazione. Manipolando un'elettronica ambient ipnotica e minimale (di cui uno dei due va annoverato fra i fondatori), che confluisce in progressive reminiscenze kraut-rock e percussivi accordi che portano il concetto di “jazz” oltre le colonne d’Ercole del XXI secolo, della techno e d'ogni IDM.
“Scopri le tue formule e abbandonale.
Osserva l’ordine in cui fai le cose.
Sii stravagante.
Onora il tuo errore come un’intenzione nascosta.”
(Brian Eno, Oblique Strategies)
Mario G