Il 2011 per Posthuman si è aperto nel segno del rock gotico, e ora il tema si riallaccia a quello della creatura gotica par excellence: il vampiro, da noi trattato a più riprese in tutte le (rosse) salse: cinematografica, teatrale, letteraria etc. Mancava quella musicale, ma (sempre grazie all'Horror Rock di Vitolo & Lazzati) abbiamo trovato il modo di rimediare all'imperdonabile lacuna.
Attivi da ben 15 anni, i THEATRES DES VAMPIRES si sono costruiti nel corso del tempo un fedele seguito di horror rock fan che – come dicevamo nell’occhiello – supera di gran lunga l’attenzione di cui può godere il gothic metal nell’ingrata patria, arrivando a suonare in Russia, Germania, Polonia, Croazia, Turchia, Messico, Brasile etc.: nel 2011, come leggete QUI sono già attesi a Londra, Birmingham, Istambul, Bucarest e a un festival metal in Portogallo.È sempre la solita storia del nemo profeta in patria, che peraltro tocca anche i più celebri Lacuna Coil, i quali ormai han fatto il botto in USA, ma hanno comunque più successo nel difficile centro dell’universo rock che a casa propria (del resto, basta vedere Fazio per capire che da noi la musica esiste solo e sempre da Baglioni a Sting).
Invece è prevedibile che anche il nuovo, pregevole album Moonlight Waltz dei nostri (nei negozi dal 14 gennaio) quaggiù continuerà a vivere nelle cripte dell’underground, così confacenti al suo mood vampiresco di riferimento, benché la band romana continui di album in album ad evolvere una propria forma di goth rock che – se probabilmente farà storcere il naso a diversi puristi del metal estremo per certe levigatezze pop raggiunte con la maturità (peraltro ancor più nette nei citati Lacuna Coil) – ha invece il merito di far convivere l’eredità della dark wave anni ’80 con le evoluzioni del black e del symphonic metal dei ’90.
Una forma in cui la valanga sonora delle chitarre elettriche di Stephan e della batteria di Gabriel – che all’origine della band doveva parecchio agli estremi Cradle Of Filth – è sempre temperata dalle sontuose tastiere di Fabian Varesi, da accordi di piano o suoni elettronici e, in questo nuovo Moonlight Waltz, anche dalle orchestrazioni classicheggianti del maestro Luca Bellanova, che guida il trio d’archi dell’Accademia Santa Cecilia di Roma che ha suonato nelle registrazioni dell’album.
Per quanto riguarda poi la voce della fascinosa Sonya Scarlet (foto qui a sinistra e sotto a destra), dark lady e front woman assoluta del gruppo dopo l’uscita di Nunziati-Lord Vampyr (come accade non di rado nel genere: pensate ai Cadaveria, qui ospiti, agli adolescenziali Birthday Massacre e ai più recenti e piemontesi Amethista), ben oltre l’universo strettamente metallaro vi potete trovare echi della dark wave di una Siouxsie come di quella sensibilità pop di cui parlavamo prima: per esempio, nell’azzeccata cover Figlio Della Luna degli spagnoli Mecano (un must per i gothic metallers: l'hanno interpretata persino in finlandese i Katra sull'album Beast Within del 2008!); un potenziale hit single da classifica, o da colonna sonora di Tim Burton, in cui la voce di Sonya ricorda lontanamente perfino l’Anna Oxa del tempo che fu.Del resto, non vorrei annoiare con i ripetuti accostamenti ai Lacuna Coil, cui peraltro i Theatres Des Vampires nulla devono del proprio impianto musicale, ma anche nelle vocals di Cristina Scabbia sono state notate (e confermate dall’interessata) parentele con il pop duraniano-depechemodiano anni ’80 (vedi la cover di Enjoy The Silence), oltre al belcanto e alle raffinate armonie vocali della cantautrice-pianista Tori Amos.
In verità, dunque, il parallelo serve solo a sottolineare come questo gothic metal, in cui di solito si tende a notare sempre prevalentemente gli aspetti del ricercato look sexy-vampiresco delle officianti o gli eccessi kitsch delle messe (nere) in scena live, anche grazie alla presenza femminile (in un genere storicamente piuttosto maschilista,) sta portando avanti un interessante crossover di influenze provenienti da stili che fino a poco tempo fa si consideravano chiese non comunicanti, se non apertamente contrapposte.
E di vocalist, femminili e non, è ricco il parterre degli ospiti: si va dalla voce maschile di Snowy Shaw (già con Mercyful Fate, King Diamond e Therion) al growl della “collega” Cadaveria (cantante della suddetta minacciosa band omonima) in Le Grand Guignol, ad Eva Breznicar degli elettronici Laibach (sulla conclusiva Medousa), ad ulteriore riprova dell’ampiezza dello spettro sonoro dei Theatres.
Se quindi l’impatto prevalente dei 12 brani di Moonlight Waltz rimane nell’ambito di un gothic metal con propensioni sinfoniche, siamo convinti che gli orfani della corrente Banshees/Christian Death/Voodoo Church, se ascolta con orecchie aperte, troverà di che approfondire i propri ascolti, magari riscoprendo anche i precedenti album della band (fra i quali consigliamo anzitutto il citato Vampyrisme, completo rifacimento del debut album del ’96 con l’ospitata di Valor, e… ma nella discografia dei Vampires c’è solo l’imbarazzo della scelta).
Resta da dire del primo singolo, Carmilla (ovviamente ispirato alla vampira di Le Fanu), che vanta un (discreto ma non originalissimo secondo noi) videoclip griffato dalla regia di David Bracci, già effetti sta di Dario Argento, che potete visionare direttamente sul MySpace della band (ma trovate materiale e calendario tour anche su Reverbnation).
Al momento attendiamo ancora conferma se il tour promozionale di Moonlight Waltz, come si diceva in apertura, prevederà anche date italiane. Noi ce lo auguriamo, sia per la curiosità di vedere il grand guignol vampirico in scena, sia perché in quel caso potremmo avere ulteriori sorprese da annunciarvi.
Intanto, buon ascolto e buon 2011: la Befana col suo corteo di streghe è già alle spalle, gli uccelli cadono fulminati dal cielo come in uno di quegli "orribili film" che, quando siamo noi a proporli, le persone dai "gusti normali" trovano tanto di cattivo gusto... o come in un videoclip gotico!
Da ascoltare scorrendo le immagini dell'ottimo (da me appena riscoperto) Dracula di Bram Stoker/Coppola, oppure il più recente (e meno geniale, anche se fin troppo maltrattato) Wolfman di Joe Johnston, sempre coll'istrionico e luciferino Hopkins sul proscenio.
Mario G