Come vi avevamo anticipato, il “Rave di Morte” di Mario è stato presentato dal vivo mercoledì 15 presso Imageware, grazie ad una profonda e intensa introduzione di Alberto G. Biuso.
“Nessun futuro è così inquietante come quello che somiglia al nostro tempo”, ha esordito il filosofo (lo vedete in azione in questa foto a destra della sala in ascolto).
"Il 2025 immaginato da questo libro è il presente delle Corporations, delle guerre imperiali, dell'ibridazione. Dalla musica hackerata e «psicagogica» – per cui «chi l'ascolta non riesce a staccarsene» – alla Quinta Campagna Irachena, dalle identità multiple all'ibridazione connettivistica tra natura e artificio, Mario Gazzola costruisce un romanzo senza pause, dove l'invenzione continua produce qualcosa che è insieme fantascienza, storia, cronaca.
Una scrittura a volte pacata e descrittiva, altre volte futurista e quasi automatica ma sempre poetica e feroce genera una trama dentro cui gli esseri umani – Natural Born Cyborgs – sono protagonisti di una distopia tecnologica, nella quale emergono gli effetti disumanizzanti del legame con le macchine sia sui singoli che sulle comunità familiari, professionali, urbane, politiche”.
QUI leggete una sintesi un po’ più ampia della sua prolusione, come sempre ammaliante (mentre sul menu di destra ‘Documenti’ trovate una rassegna stampa che comprende anche il file audio dell’intervista condotta da Elisabetta Montanari per CiaoRadio, in cui l'autore definisce il suo romanzo "primo esempio italiano di s/f tarantiniana", chissà se la definizione farà scuola...).
Fra le manifestazioni più simpatiche della forza comunicativa di Alberto, la più convincente resta l’ammissione di uno dei presenti: “avevo già letto il romanzo in bozza prima della pubblicazione, ma non avevo neppure lontanamente intuito tutti i temi che ha toccato il filosofo oggi. Mi sa che me lo rileggo in vacanza perché, dopo stasera, voglio rivedermelo a ragion veduta”.
Uccide più la lingua…!
Ma la nota più divertente viene da Facebook: l'amico Marco Passarello dice d'aver comprato il romanzo in una libreria milanese, dove giaceva sommerso sotto una catasta di gialli. Fiero difensore della s/f nazionale, Marco fa notare al commesso che la vicenda è ambientata nel 2025, il che farebbe propendere per una collocazione sullo scaffale 'fantascienza', scatenando però così nel malcapitato un autentico dubbio amletico: "Ma c'è anche un delitto, no?". Ben più d'uno, santa ingenuità, e allora che si fa? Ne mettiamo una copia nei gialli e una nel fantastico?!!
Sabato 18 è stata poi la volta di Roma, dove il “Rave” è stato ospite della lussureggiante cornice del parco di Villa Celimontana, teatro dell’omonimo Jazz Festival su invito di Sandro Battisti e Francesco Verso.
“Il dibattito, moderato da Mariangela della libreria NeroSuBianco (con Sandro nella foto qui a sinistra, ai lati dell'autore - NdR), è partito da un inquadramento generale del Connettivismo per poi planare sugli elementi di suggestione suggeriti dall’autore con il racconto dell’episodio giornalistico che ha dato vita allo spunto narrativo originario del romanzo e le sue ironiche puntatine sui mondi delle PR, del giornalismo e del music biz che ne nutrono la trama” – ricorda per noi Sandro stesso.
“Spunti dal pubblico, brevi precisazioni da parte di Leo Sorge, a sua volta sorto dal pubblico (“l’idea dello spray musicale è una delle più originali apparse nella fantascienza italiana degli ultimi anni”, la sua lusinghiera annotazione) e… poi, continui scambi di battute tenuti in piedi dalla verve di Mario e dalla sua cultura: dagli aneddoti che hanno ispirato la creazione di Rave di Morte ai riferimenti ad autori anche extra fantastico come Kundera e Marquez, a discorsi più cerebrali sul pessimismo cosmico sull’umanità, la storia e lo scenario politico globale attuale che il romanzo ispira; e che sono il sale di un incipiente transumanismo, filo conduttore di tutti i dibattiti avvenuti alla piazzetta dei libri del Villa Celimontana Jazz Festival di quest'estate”.
Fra le opinioni raccolte tra i presenti, ci piace riportare infine quella, preziosa, di Pierfilippo Siena di Rebel Alliance), giustamente incentrata sulla 'cinematograficità' della scrittura di Mario: "terminate le 160 pagine del libro, che si leggono tutte in un fiato, la prima impressione è quella di un innovativo plot pronto per un adattamento cinematografico. Sono passati oltre 12 anni dal ‘Nirvana’ di Gabriele Salvatores, film imperfetto ma affascinante, senza che il panorama del cinema nostrano, purtroppo sempre attento solo a non perdere soldi invece di credere nelle opere dei giovani autori, abbia prodotto pellicole di genere sci-fi e simili.
Invece dovrebbero, sia il cinema che la televisione, se è vero che tutti i soldi ormai andranno a confluire nella produzione delle cosiddette fiction; dovrebbero acquisire i diritti di ‘Rave di morte’ e svilupparne un progetto serio, costruttivo e di dimensioni internazionali".
Gaia B. se la ridacchia in platea: il black-writer sul piccolo podio della 'Piazzetta dei Libri' sembra "troppo felice per essere lo stesso autore di quelle apocalittiche visioni"; intanto, ci segnala la citazione dal libro che i 'puri e duri' lettori-hacker di Punto Informatico sono chiamati a commentare sul forum.
Ma torniamo al Siena-pensiero: “l’opera si presta a meraviglia per essere uno dei fenomeni del grande schermo del prossimo decennio”, continua Pierfilippo. “Per chi, come me, si occupa di produzione, animazione, effetti digitali e di quant'altro supporta la cinematografia creativa, sarebbe un sogno divenuto realtà poter dare forma alle visioni del Gazzola e svilupparne i concetti visivi e tematici espressi nel corso della narrazione: dal look della cantante Yorki Amor alle squadre antipirateria, dagli scenari apocalittici della New York martoriata dal terrorismo alle particelle di musica spray che percorrono il condotto uditivo fino ad insinuarsi nel padiglione auricolare”.
Già, le iperrealistiche genialità della CGI 3D che – aldilà dello snobismo di cui vien spesso fatta oggetto – sta dando forma al cinema di domani, rendendo difficile alla stessa narrazione scritta starle dietro.
“Questo libro divenuto un film sarebbe una festa per gli occhi ed una storia da ricordare negli anni a venire”, è ancora Siena a parlare. “Speriamo solo che i produttori italiani capiscano che non necessariamente, una volta che hai imboccato una strada (come ad es. quella dei lucrosi cinepanettoni), sei costretto a percorrere quella in eterno. Per fortuna, tra la prima strada chiamata utopia e la seconda, chiamata realtà, possono esistere delle intuizioni che permettono di rendere meno monotono un viaggio, acquisendo esperienze e conoscenze che altrimenti non capiremmo mai davvero fino in fondo”.
Come intuite, musica per le nostre orecchie: suonacela ancora, Pier!
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Posthuman ringrazia tutti i presenti, tutti coloro che sono intervenuti e in particolare Valentino Candiani per le foto in b/n di Milano e Carlo Paradisi per quelle a colori di Roma.
Buone vacanze a chi ci sta andando, vi segnaleremo nuovi appuntamenti da settembre.