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I Figli di El Topo - il cult di Jodo prosegue a fumetti

Written by  15 May 2017
Published in Fumetti
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Panini Comics pubblica in tre volumi il sequel di El Topo, il mitico western surreal-mistico di Jodorowsky, realizzato in forma di graphic novel, dalla sceneggiatura del grande regista/fumettista/psicomago e finemente illustrato dal messicano José Ladrönn.


TopoElTopoEl Topo (ci cui già parlammo a proposito dell'imperdibile cofanetto dvd di Raro Video e di cui a sinistra vedete una locandina dell'epoca) non è il primo film di Alejandro Jodorowsky ma è quello che lo fa conoscere fuori dal Messico, inaugurando la stagione dei midnight movie, grazie alle proiezioni a tarda notte che gli offrì un piccolo cinema porno newyorkese, l'Elgin, dove lo vide anche John Lennon con Yoko Ono, che poi lo promosse nell'ambiente radical della Grande Mela, favorendo così le code di hippie che per un anno ingolfarono la piccola sala del Village, in seguito diventando anche coproduttore del successivo La Montagna Sacra. E fin qui la storia di un piccolo cult movie divenuto nel tempo un vero mito del cinema più libero e sperimentale nel senso più puro del termine.


Ma la storia di El Topo non era mica finita lì: Jodo aveva subito pensato a uno sviluppo della storia, di cui fosse protagonista il figlio del pistolero-santo, immolatosi alla fine del film in un autodafè da bonzo (memore della morte del nonno del regista), abbandonato da quest'ultimo all'inizio del film. I Figli di El Topo nasce dunque come sceneggiatura cinematografica, ma subito s'arena sugli scoglie dell'assenza di finanziamenti produttivi, principale ostacolo alla carriera filmica del Maestro cileno (in proposito, cercatevi il bellissimo documentario Jodorowsky's Dune sul suo mastodontico progetto fallito di film dalla space opera di Frank Herbert e delle influenze che comunque riuscì ad avere poi sulla genesi di film mitici come Star Wars, Alien, Blade Runner, Il Quinto Elemento e molti altri).


JodoTuttavia Jodo (qui accanto accostato a una pagina del suo graphic novel) non è tipo che si dà per sconfitto: come scrive nell'introduzione al volume che abbiamo ora fra le mani, "il fallimento non esiste, è soltanto un nuovo sentiero da percorrere". Se sviluppare Dune era stato impossibile, perché gli studios di Hollywood guardavano a questo folle regista sperimentale sudamericano come un extraterrestre, le idee che ne stavano alla base, e i bozzetti già realizzati da Moebius per lo story board del film danno vita alla monumentale saga de L'Incal (che oggi trovate completa in 3 volumi per Magic Press), in seguito de La Casta dei Metabaroni, quindi de I Tecnopadri.


TopoAllora, anche I Figli di El Topo può diventare un "film su carta": affidata alle matite di José Ladrönn (già disegnatore subentrato a Moebius per L'Incal Finale), che realizza tavole pittoricamente fra le più belle della fluviale carriera di Jodo nelle nuvole parlanti (di cui vedete qualche esempio nelle illustrazioni a lato dell'articolo), attenendosi fedelmente alle immagini del film, come potete vedere dalla tavola riprodotta in alto a destra che riprende un poster del film; la storia esce in Italia per Panini Comics in tre volumi, di cui al momento è disponibile in fumetteria il primo e ancor nulla si sa dell'uscita dei successivi volumi che attendiamo con ansia (in apertura la copertina dell'edizione francese, comunque identica a quella italiana).

Anche la trama prende le mosse esattamente dalle sequenze finali del film, in cui il pistolero fattosi monaco e difensore dei reietti freak ne vendica la strage da parte dei cinici borghesi del villaggio in cui sperava d'integrarli, vincendo le loro pallottole, strappando loro un fucile e uccidendoli tutti a propria volta, prima di darsi fuoco come abbiamo ricordato sopra ed entrare così nel mito.

TopoA questo punto entra in scena il figlio abbandonato che apprendiamo chiamarsi Caino (è quello col cappellaccio in copertina e anche nella tavola qui a sinistra) e che ha preso gli abiti neri da pistolero del padre. Caino è perseguitato dall'anatema del padre (ormai divenuto una sorta di santo sincretico, venerato da sacerdoti di tutte le religioni di cui Jodo ha mutuato i sinboli, dal cristianesimo allo zen all'induismo etc.): egli sarà invisibile a chiunque in modo da non poter nuocere all'altro figlio, avuto da El Topo dalla donna nana alla fine del film e significativamente chiamato Abele (e Abel Cain era il titolo di lavorazione dell'originale progetto filmico). Una maledizione per rompere la quale l'inquieto Caino è pronto anche a compiere azioni violente, sempre sulle orme del padre prima dell'illuminazione mistica.


Abele, disegnato da Ladrönn come un perfetto ritratto del padre (cioè Jodorowsky stesso, che del proprio film era anche protagonista) in versione monaco-glabro (lo vedete nella striscia superiore della tavola sotto a destra) - quanto Caino è un clone del padre-pistolero dalla folta chioma e barba - vive con la madre facendo il teatrante di burattini (come nel film il protagonista fa il buffone mimo). In punto di morte, la madre chiede di essere sepolta accanto a El Topo, tumulato in una sorta d'inaccessibile isola-santuario dall'altra parte del Paese. Per assolvere a questa missione, Abele dovrà riunirsi al fratello Caino, che frattanto - irrompendo a cavallo in chiesa per abbeverarsi d'acqua santa col cavallo Lucifero - folgora una ragazzina in procinto d'esser consacrata alla Madonna.
Sarà proprio quest'ultima, dopo aver lasciato la chiesa e la famiglia, essersi lanciata in volo da una rupe ed esser miracolosamente sopravvissuta alla caduta con "solo le due gambe fratturate", a raggiungere a piedi (nudi) Caino, in marcia per raggiungere il fratello, e a rompere la maledizione con la propria innamorata purezza, finalmente vedendo colui che nessuno poteva guardare.


topoAnche se con queste prime 64 pagine siamo solo a un terzo della trama, è chiaro che Jodorowsky con gli anni non ha perso un grammo del suo indomito spirito sincretico nel far esplodere i confini della narrativa di genere (qui appunto il western) fondendovi simbologie di molti misticismi accanto ad immagini forti, talvolta persino blasfeme, pur nell'intento di rappresentare esemplari cammini iniziatici d'illuminazione e ritrovamento del sé più spirituale dei propri protagonisti.
Come non manca quell'estro felliniano nel creare visioni fiabesche da situazioni tragiche, piene di personaggi folli e freak, che ci siamo abituati a definire "realismo magico" dopo il successo dei romanzieri sudamericani (Marquez e la Allende su tutti), anche se Jodo ha praticato questa filosofia in tempi non sospetti.


Come si diceva sopra, ora è dura attendere l'uscita dei prossimi volumi del graphic novel senza conoscere neppure una data precisa di probabile disponibilità delle successive due parti della storia. Ma la sostanza, fidate, vale lo sforzo, garantito.


Mario G

 

 

Last modified on Thursday, 18 May 2017 15:59
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