"E' cominciato tutto con un film pornografico. Giuro su Dio che era un film pornografico come altre centinaia che avevo visto. No: c'erano delle differenze, il montaggio e delle inflessioni strane, ma io ho pensato che fosse per via della povertà di mezzi. No: sarò sincero con voi, ho pensato che fosse così perché l'aveva girato una donna. Il film, così com'era, era hardcore e impassabile, ma lei chiese se poteva incontrarmi per discutere l'uscita del film nei circuiti normali. Avrei potuto rifiutare. Ma io non rifiutai, e lei venne da me, cercando di farmi cambiare idea, nell'unico modo che conosceva".
Lui, Lei, l’Altra. Ma non è il classico triangolo borghese. Perché l’Altra in realtà è la moglie: una figura bidimensionale, il cui dialogo con Lui è ridotto a un triste ping pong di frasi fatte senza comunicazione, nel deserto di un rapporto ormai raggrinzito. Lui non la sente più come moglie, è diventata un’Altra per Lui, che la teme come una minaccia alla propria virilità, per quella relazione che ha con uno, un amico che anche lui conosce…
Lei invece sembra molto più viva e “calda”: è un’affascinante e provocatoria regista di film porno che chiede udienza a Lui, il Censore del titolo, per ottenere il visto per la distribuzione nazionale nelle sale cinematografiche del suo film hard, perché lo ritiene "importante per l'umanità". Nientemeno. Sembrerebbe la solita penosa questua per un nulla osta burocratico al fine di poter contare su un minimo spiraglio di mercato per l’ennesimo squallido prodotto di exploitation, ma contrabbandato come rivoluzione culturale.
Eppure lei lo spiega a Lui, scena per scena, mostrandogli come ogni inquadratura – se si sa guardare attraverso l’immagine – sia in realtà molto più che un’esposizione di bassa pornografia dozzinale, ma un saggio sul libero linguaggio dei corpi. E le certezze di Lui vacillano. E l dialogo fra Lei (Shirley Fontaine, interpretata da Giovanna Rossi) e Lui (il Censore, che ha il volto Gaetano Callegaro) si trasforma in un gioco al massacro sulle ipocrisie moralistiche, le debolezze malcelate, i desideri inconfessabili del grigio burocrate. Davvero… inflessibile?
"Tu hai visto come il sesso può rovinare delle vite. Ma si amavano, ecco cosa ti ha confuso. Perché tutto quel parlare di sesso che significa amore? ".
E come fa quella regista sboccata, sbucata dal nulla, a sapere così tanto su di lui e sulle perversioni che ardono sotto la cenere del suo aspetto rigoroso e dei suoi modi apparentemente distaccati? Su pensieri che Lui non ammetterebbe nemmeno a sé stesso, tantomeno ne ha mai parlato con la moglie?
”Sei tu che non riesci a mettere insieme sesso e amore. Se lo sapessi fare non staresti più con tua moglie da un pezzo”.
Antonio Syxty ha messo in scena il testo di Anthony Neilson per la prima volta in Italia l’anno scorso in un brillante allestimento quasi astratto, prossimo alla video art, che peraltro utilizza anche il video in scena e ricontestualizza in teatro brani tratti dalle colonne sonore recenti di David Lynch e Cronenberg. Dopo un notevole successo, Il Censore torna a turbare le coscienze al Teatro Litta di Milano dal 20 giugno al 6 luglio.
Seguendo il filo del testo, in cui realtà e immaginazione si confondono, noi ne avevamo scritto tre articoli che trovate QUI, QUI e QUI.
In scena, oltre a Gaetano Callegaro nel ruolo del Censore e Giovanna Rossi in quello della misteriosa regista, Marianna De Pinto interpreta l’algida consorte.
La scena – essenziale quanto efficace – di Guido Buganza è occupata dalla grande scrivania geometrica del Censore, asimmetrica come un paio di spigolose gambe astratte e oscenamente divaricate, sormontata da uno schermo pure asimmetrico, che rimanda ossessivamente dettagli ingigantiti di frammenti di film porno in bianco e nero.
O degli stessi personaggi in scena e dei loro intrecci bollenti e… reali o immaginari? A voi l'obiettivo: vedete e scoprite.
Mario G
P.S.: la citazione in apertura è tratta dal testo di Anthony Neilson, nella traduzione di Imogen Kusch. Foto di scena di Federico Cambria e Mario Gazzola)