A pili esse, a pili in fache
in domo che comare mi che agatte
(formula magica delle surbile sarde)
Mettete il cd (The Bloody Horror Picture Show dei The Providence) nel lettore… fatto?
Ok, orroristi, allora adesso quizzettino al sangue: chi sa riconoscere tutti i campionamenti dai dialoghi di celebri film horror che si sentono in apertura o durante i suoi 12 brani?
Aiutino? E va bene... ce n’è sia da film italiani della golden age del genere, sia da capolavori americani arcinoti, sia da qualche recente remake: il sassarese Bloody Hansen non si fa mancare niente nel genere, come s’intuisce dal suo nome d’arte, ispirato all’attore Gunnar Milton Hansen, interprete di Leatherface nell’originale Non Aprite Quella Porta, da quello della band (omaggio a Danza Macabra di Margheriti) e dalla copertina dell’album (immagine in apertura), un trionfo di zombi emergenti dal suolo, bambina biancovestita sicuramente demoniaca, per mano a un giustiziere dal look western/horror.
Bene, allora mentre fate scorrere il cd e vi grattate le meningi, io vi intrattengo un po’. Sento già lo stupore: horror rock dalla Sardegna? Già, perché no? Chi ha detto che dalla solare e ventosa isola mediterranea deve venire solo il suono delle launeddas e dei Tenores di Bitti?
Proprio come accadeva nella remota stagione aurea dell’horror italiano. Eppure, io penso che, almeno a livello epidermico, un po’ di stupore si generi. Niente da fare, siamo sempre provinciali: se il black metal viene da lande scandinave che manco sappiamo indicare sulla cartina bene, ma dalle solfatare campane o dai nuraghe del Monte Pelau (Hansen è di Siligo, vicino a Sassari)... mah. Ammettetelo, chi non lo pensa, almeno per un istante?
Eppure, i greci piazzavano proprio nel Sud Italia ben tre delle mitiche porte dell’Ade (sull’Etna, a Cuma presso il lago Averno e nei campani Campi Flegrei); e, anche se noi ci siamo abituati a considerarle solo terre di comici vernacolari e danze da sagra di paese per turisti, le tradizioni popolari del Sud Italia sono irte di leggende orrorifiche, di streghe, babau e pure vampiri. Tali sono per esempio le surbile sarde (ah, la citazione in apertura significa “con i capelli al contrario, con i capelli in faccia, che io mi ritrovi in casa della mia comare”): si impossessano del corpo di uomini e donne malvagi, facendogli prendere le sembianze di un gatto nero, che scende attraverso il camino e succhia il sangue, trasformandolo poi in un cibo prelibato.
O volete dirmi che una cultura che impasta sangue (di maiale, dicunt) per cucinare il sambene dulche non ha niente da dire a noi orroristi?!
Eppure… eppure l’horror italiano – dopo i pregevoli esempi di gotico padano di Pupi Avati (a destra la copertina del libro che lo analizza, sotto a sinistra un’immagine da Zeder) o Non Si Sevizia Un Paperino (sotto a destra, le bamboline della “strega” Bolkan, trucidata come presunta killer di bambini nel film di Fulci) – ha smesso di scavare nel lato oscuro delle nostre tradizioni.
Come dite? No, siete fuori strada: non sono questi i film omagiati nel disco!
Fortunatamente, dicevo, se oggi la rinascita dell’horror cinematografico nostrano è lenta e penosa, la musica sembra già più vitale, anche se ancora priva di quel mercato internazionale dell’undeground che meriterebbe.
The Providence è un progetto one-man-band dello stesso Hansen, coadiuvato in studio da ospiti come Cristian Scarponi (dei Cadaveria, chitarre), Luigi Cara (growl) e Giampiero Serra (ambo nei Deathcrush) e Andrea (dei Deathless) ai tamburi, Ilario Suppressa, Giovanni e Andrea Cardellino (L'Impero Delle Ombre, chitarre) e Luca Alfieri (Kronium, From Funeral Dust) al synt.
Metal a manetta, intuite voi ora, pronti alla non meno tradizionale associazione horror-metallo: vero, ma più vario e stratificato di quanto potreste pensare. Ispirato per sua stessa ammissione da Death SS (l’impostazione vocale alla Steve Sylvester si nota chiaramente in più brani) e dai Violet Theatre di Paul Chain, come dai progressivi Goblin (e dalla loro evoluzione Daemonia, specie nei lunghi brani strumentali, come Hell On Earth), a un ascolto attento Hansen il Sanguinario rivela di aver infatti impastato emoglobina di varie provenienze.
Turisti incauti, come in 2000 Maniacs? No, io direi il metal dark prog dei Judas Priest di Nostradamus (riscopritelo), ma anche tracce di punk/dark dei primi ’80, diciamo alla Damned: si sa quanto Vanian abbia contato anche per i goth metallers, dai Ripper ai My Dying Bride (che Hansen ammette d'aver parecchio ascoltato) fino ai finlandesi 69 Eyes. E persino i Cure: ascoltate Rosemary e ditemi se non sembra una A Forest strumentale suonata dai Deftones…!
Proprio quel paiolo di fusione prog, hard, punk, dark che è la griffe dell'etichetta Black Widow e di cui, con l'ispirazione al cinema di genere, abbiamo parlato recentemente QUI e QUI.
Dal vivo, la tour band di Hansen saranno proprio i conterranei Deathcrush. Speriamo che l’attenta Black Widow ce li porti di qua dal mare da ascoltare: metallo sardo in una bella cascina abbandonata nelle nebbie padane… ci vorrebbe Pupi Avati colla macchina da presa!
Ah, già… i film: li avete riconosciuti? Se no, in calce – come la Settimana Enigmistica (no, non scritti al contrario, sai mai che serva ad evocare le strìe) – vi sveliamo il mistero.
Mario G
Legenda: li avevate scoperti? Tutti tutti? Se avete dei dubbi, di seguito trovate l’elenco dei film da cui provengono i campionamenti che ascoltate nel disco dei Providence, brano per brano.
01 Daughter. "L'ALTRO INFERNO"
02 In Providence We Trust. un estratto del remake di L'ULTIMA CASA A SINISTRA"
03 Eaters. "EATERS"
04 The Ripper "JACK LO SQUARTATORE"
05 Le Streghe "SUSPIRIA"
06 Your Father...The Devil
07 Rosemary. "ROSEMARY'S BABY" (foto sopra a destra
08 Death Does Us Apart. "BUIO OMEGA"
09 Hell On Earth
10 Horror Macumba. brani da "DAWN OF THE DEAD" e "ZOMBI 3" (fotobusta qui a destra)
11 Here's Johnny. "SHINING"