"Quando tu ti siedi sulla sua scrivania, incroci le gambe. Poi ti giri un po' e una gamba la perdiamo... non si vede più”, dice il Syxty-regista all’attrice. Ma queste erano le prove.
Ora siamo in platea per la prima. Bella gente, ben vestita. Mica pubblico da porno, al Litta. Colti e aperti. Vecchi e giovani. Coppie. Sicuramente diversi addetti ai lavori.
Una coppia siede di fianco a me, mi alzo per farli passare. Lei è bionda, alta, molto giovane e molto bella. Short ridottissimi, lunghissime gambe.
A sala buia vedo che armeggia vicino al pavimento: si starà togliendo i sandali col tacco da passerella per stare più comoda.
Sul palco, anche Fontaine-Giovanna si toglie le scarpe dai tacchi altissimi, per provocare il Censore-Gaetano. Striscia sensuale sulla sua scrivania asimmetrica e “divaricata” come spigolose gambe geometriche.
Quando si siede la posa adesso è perfetta. Le gambe si vedono tutt’e due. Giusto. Ha belle gambe, Giovanna-Fontaine.
Mi cade l’occhio verso destra e… cortocircuito scena-platea: le gambe della bionda sono accavallate su quelle del partner, un suo piede nudo appoggiato sul grembo di lui.
Evviva il formalismo da prima: nessuno ha mai detto alla bionda che mettere i piedi a una spanna da uno sconosciuto non è il massimo dell’educazione? Tutti belli eleganti, e poi…
Però è vicino al massimo del sexy. Sentiranno anche loro l’odore di desiderio che cresce? Sbircio più volte, noteranno i miei sguardi insistenti, s’accorgeranno che fisso dalla loro parte continuamente. Che figura che ci faccio, anch’io però…
E la signora attempata e molto azzimata, sola alla mia sinistra, lei non ha visto? Non s’indigna, è troppo due posti di distanza dai piedi di una bella ragazza… e l’eterna gelosia fra femmine? Avrà un marito nelle file più indietro. O è sul divano di casa davanti alla partita dell’Italia? Lei ha mai gattonato sul tavolo del salotto? Lui avrà il talco nelle mutande come il Censore o… la prostata asimmetrica?
La coppia non mostra imbarazzo. Anche lui è un tipo interessante, dev’essere uno del “giro teatrale”, forse lei ha fatto un corso di recitazione e l’ha conosciuto lì. Le è piaciuto quest’uomo affascinante, così più maturo di lei. Non riesco a immaginarmeli “su un autobus, mentre fanno la spesa. Quando escono con gli amici…”.
Se le dicono tutte, le loro fantasie, anche le più indecenti? La bionda sa che “il sesso è un linguaggio”, che non si può “ridurre a una sola emozione”, o crede anche lei al ricatto del sesso-solo-per-amore?
Io sono un tipo interessante, sono uno che scrive… scrivo di teatro, di desideri. Anche di loro, devono esserne ingolositi. Quando mi sono alzato per farli passare nella fila, lei mi ha sorriso. Ammiccava, chiaro. Pregustava di stuzzicare quello col bloc notes in mano, quello che scrive, di tirarlo dentro nel loro giochetto.
Mi vogliono parte del loro gioco. “Non gli è mai passato per la testa che io potrei non essere attratto da lei? Gli è mai passato per la testa?”.
No, sono arroganti. Arroganti della bellezza di lei: sicuramente nessun maschio lesina un segno di apprezzamento per il sex appeal di lei. In tram, al bar, anche quando fa la spesa lei piace sempre a tutti. Perché dovrei negarglielo io? Sicuramente sono già irretito dal loro gioco. Lui le accarezza delicatamente il piede con una mano. Sta alzando la posta, il bastardo, mi mostra quel che lui può fare e io no. Mi provoca.
Non sanno di essere anche loro parte del mio. Qualcuno ride, alle battute più provocanti di Giovanna-Fontaine, alle ritrosie smascherate di Gaetano-Censore. Ridono alle situazioni più ostentatamente oscene. Colgono l’assurdo del testo o ridono nervosamente per dissimulare l’imbarazzo?
Comunque sono già tutti nel mio gioco. Tutti. La scorfana elegante qui di fianco, le coppie perbene da sera della prima, i giovani dei corsi di recitazione. Il desiderio in sala è cresciuto a livelli esplosivi, siamo vicini al punto di fusione del nocciolo.
Non posso vedere in tutte le file ma so che ci sono già decine di piedi nudi in grembo a un sacco di partner in sala, mani che accarezzano con finta noncuranza. Non è partecipazione allo spettacolo, non è affetto, si stanno eccitando. Chi ha detto che il teatro è un rituale borghese al tramonto? Sono tutti presi, la rete emozionale sta connettendo tutti i partecipanti al rituale, è un’orgia. Un occhio non attentissimo non se ne accorgerebbe, perché nessuno si muove visibilmente, ma io lo percepisco nitidamente. Tutta la platea è un enorme accumulatore orgonico alimentato da mani che frugano sotto gli abiti di chi siede accanto. Di sessi accaldati in fregola. Di repressioni crollate come dighe di fango.
Il lui della coppia al mio fianco ha coperto le lunghe gambe della bionda col suo enorme foulard. Peccato, era una vista stimolante. Palco-poltroncina-palco. Mi avrà beccato a curiosare? Era un’educata difesa del territorio? Crede di fermarmi adesso… allora “vuole che io sappia che ci sono dei sentimenti coinvolti”?
È troppo tardi ormai per tornare nei ranghi della buona educazione, caro: noi siamo i “visionari”, non ci ferma mica il buon gusto piccolo borghese, lo sai no? Guarda, lo vedi quello schermo scaleno sopra la scrivania del Censore? Guarda bene… cosa vedi? Certo che sono di scorcio quei due, ma lo vedi cosa stanno facendo? Proprio così, caro mio, stanno facendo del gran sesso, e quello sopra la tua biondina non sei affatto tu. È una “sessualità più abusiva, feticista”, ormai. E tu non c’entri più.
La conosci la t-shirt nera con la locandina di Videodrome? Certo, sono io quello! Proprio io, quello che scrive di teatro e senza inibizioni. Guarda il suo sguardo rapito ora, capisci perché s’era tolta i sandali? Non per le tue carezzine da fidanzato, no! Per me! Per quello che scrive, il visionario!
Mi odi perché sono un depravato? Però non resisti a guardare qualciosa di proibito. Cosa vedi, cosa vedi ora? Oh, è magnifico, no? …”Veramente magnifico”.
Musiche di Inland Empire, rap finale di K’Naan. È finito. Tutti si ricompongono dopo l’orgia, cercando di non farsi notare. Ritrovano le loro scarpe coi tacchi alti, da sera della prima, i loro gesti beneducati. Permesso scusi dovrei... Mapregononcediche. Si avviano verso la strada. Le auto i tram le spese di domani. Ma non si guardano negli occhi. Nessuno.
Nessuno guarda me, quello che scrive. Sanno che ormai sono tutti nel mio gioco. Non si torna indietro, sanno che io ho visto i loro desideri. E posso proiettarli sullo schermo. Sopra il Censore. “In una qualsiasi multisala del paese”, per farli vedere a “ogni uomo, donna e ogni bambino”.
Domani si replica. È iniziata l’era dei visionari. La realtà è in scena.
Mario G
Note.: tutti i brani tra virgolette sono tratti dal copione de "Il Censore" di Anthony Neilson, tradotto da Imogen Kusch, per gentile concessione degli autori e del Teatro Litta. Lo spettacolo è in cartellone fino al 7 luglio.
Tutte le foto di questo articolo sono di Mario G, scattate il 27 giugno per gentile concessione di Antonio Syxty, del Teatro Litta e di Giovanna Rossi, cui va un ringraziamento particolare per la disponibilità.
Nella foto in apertura (silhouette), Paola Giacometti.
La notevole scenografia asimmetrica scrivania-schermo (nell'ultima foto qui sopra a sinistra e nelle foto dei precedenti articoli) è di Guido Buganza.