"Uomini! Il loro orgoglio. Ah, Sidonie...
...C'era dell'isteria, naturalmente, Sidonie, del panico.
Ma non c'era più niente da salvare. Basta. Finito. Chiuso!
...Io credo che l'essere umano è fatto in modo da aver bisogno di un altro essere umano, però... non ha ancora imparato a viverci insieme".
(da “Le lacrime amare di Petra von Kant” di R. W. Fassbinder, Trad. U. Gandin)
Giovedì 21 giugno la video-foto installazione teatrale abitabile di Giuseppe Isgrò/Phoebe Zeitgeist Teatro presso la Fondazione Mudima ha ospitato l’ultima performance prevista nel ciclo di celebrazioni fassbinderiane “Phoebe Zeitgeist Appare A Milano”: Ida Marinelli, spalleggiata da Corinna Agustoni nel ruolo di Sidonie e da Luca Toracca in quello della madre di Petra, ha interpretato ancora una volta due intensissimi brani de “Le lacrime amare di Petra von Kant”.
Il reading è stato struggente. Ancora una volta, come sempre. Ma il pensiero che fosse anche l’ultimo gli ha aggiunto quel che di malinconia in più, un tocco da mélo, peraltro molto in carattere col testo, e molto toccante per me a livello del tutto personale.
“Le lacrime amare di Petra von Kant” è stato il primo spettacolo che ho visto del Teatro dell’Elfo storico. Allora ero uno studente universitario con 24 anni meno di adesso a mia volta. Un giovane fissato col rock, che scopriva grazie al dramma della passione di Petra e poi alla riscrittura fassbinderiana de La Bottega del Caffè di Goldoni che il teatro poteva avere qualcosa da dire anche a lui, anche se non c’era più la scuola a portarcelo per forza. Che anche in un teatro potevano risuonare le musiche che lui amava: Marc Almond, Chet Baker, Nico in Petra; Tom Waits, Bill Frisell e così via (cito a memoria) nella Bottega. Che le stesse atmosfere un po’ dark di certa musica e di certo cinema si ritrovavano anche in quel mondo.
In seguito ho rivisto Petra più volte. Una sera, Elio De Capitani, Ida Marinelli e il fonico Renato Rinaldi hanno partecipato al programma radiofonico che conducevo all’epoca (“Viaggio al termine della notte”) e il monologo “Uomini…”, da cui ho riportato il brano in apertura è risuonato anche nella bassa padana dai microfoni di Radio Lodi.
Allora non avevo ancora lavorato in teatro a mia volta, non avevo scritto romanzi e racconti, non coltivavo sogni proibiti di vedere le mie storie in scena o in film. Vedevo delle cose da semplice spettatore e mi piacevano. Forse lasciavano dei semi per il futuro, chissà.
Intanto le mie visioni si sono ampliate: ho visto Caligola e i Rifiuti, le Gocce su Pietre Roventi e molti altri spettacoli dell'Elfo, Decadenze, Alla Greca, fino a Sarah Kane, ai Libri da Ardere, a Shopping and Fucking; poi La Fura dels Baus a MilanOltre, i Raffaello Sanzio, Jan Fabre, parecchio teatro danza... e non solo all'Elfo, ma anche al Piccolo, al Litta, all'Out Off, al Teatro dell'Arte, al compianto Smeraldo. Oggi, posso essere definito da chi mi conosce superficialmente tanto con il classico "ma a te piace sempre quella musica lì strana...", o allo stesso modo "ma perché tutti quei film lì sanguinari?", ma anche con un bel "ah, vai anche a teatro? Ma... non i musical?" .
Dato che comunque mi ritrovo sempre fuori da quello che queste persone 'medie' considerano 'normale', ho finito per condividere le mie opinioni cinefile, rockettare e pure teatrali con gli altri 'anormali' che leggono questo sito (alcuni anche collaborandoci attivamente).
Ricordi e riflessioni personali, certo: questo è un vero “articolo da blogger”! Comunque, al di là del fatto che “Le lacrime amare di Petra von Kant” sia unanimemente riconosciuto come uno dei risultati più alti della coppia Bruni-De Capitani, la sua passerella a scacchi bianchi e neri protesa a tagliare in due la platea, le foto di Armin Linke proiettate sul fondale mentre la sala era invasa dalla tromba struggente di Chet Baker, che sfumava nel vocione di Nico sulla medesima My Funny Valentine, il finale con Ida-Petra nella vasca come nella Morte di Marat di Jacques-Louis David restano stampate nella mia memoria come un pilastro personale.
E se giovedì 21 giugno 2012 ho ascoltato il monologo “Uomini…” per l’ultima volta (ma in fondo spero di no), con Petra tramonta anche una tranche di vita mia. Un po’ come quando si congeda definitivamente la band che avete seguito per vent’anni, no?
“If you go away, as I know you will
You must tell the world to stop turning
Till you return again, if you ever do…”
(Marc Almond, If You Go Away/Ne Me Quitte Pas di J. Brel)
Mario G