Con Metamorphosis, tratto dal celeberrimo racconto kafkiano e da noi visto al teatro Smeraldo, La Fura Dels Baus aveva portato a compimento un cammino evolutivo, partito nel '79 coi primi selvaggi spettacoli in spazi non convenzionali - lavori aggressivi, primitivi, che fondevano performing arts, musica industriale e atmosfere apocalittiche alla Mad Max - giungendo al "teatro classico" con un testo recitato su un palcoscenico 'normale'.
Un'evoluzione... 'normale', tipica di ogni progetto avanguardistico se vogliamo, che aveva fatto storcere il naso ai nostalgici del tribalismo storico ma che era inevitabile per non ripetersi, anche perché del resto in diversi avevamo avuto l'impressione che comunque i loro lavori più evoluti soffrissero di un pizzico di ripetizione della formula, risolta con un accumulo di tecno-gadget sempre più sofisticati e multimediali (videocamere, multiproiezioni, laser, acrobazie illuminotecniche etc.). E molto criticata fu anche la loro incursione nel cinema, con un Fausto 5.0, che invero noi attendiamo ancora di riuscire a vedere.
Per la quale una performance interamente affidata ad un cast femminile costituisce l'ultima sorpresa, volta - ci spiegano - a puntare l'indice contro lo sfruttamento della figura e della sessualità femminile nelle nuove forme di imperialismo e colonialismo culturale che lo spettacolo (nomen omen) intende stigmatizzare.
In cinque scene (pare, piuttosto 'forti'), Imperium ci fa vivere all'interno dei diversi stadi del gioco del potere fra oppressori e oppressi: paura, profezie, dominio fisico e mentale, trasformazione e sterminio. L'azione scenica vuole incutere nel pubblico "una sorta di irrequietezza che lo conduca a una presa di coscienza sui modelli di potere, sul valore della diversità e sui rischi della standardizzazione".E in ciascun 'quadro', noi - il pubblico - siamo immersi fra le performer, testimoni viventi del 'rituale panico' in corso, come una sorta di coro muto da tragedia greca.
Terminate le repliche milanesi, lo spettacolo trasloca a Firenze (7 e 8 luglio), Venezia (11 e 12) e Bologna (15 e 16).
Noi torneremo con maggiori dettagli e riflessioni dopo aver rischiato intergità fisica e vestiti accanto alle provocanti dominatrici furere, come richiede la loro opera.
Che è superfluo notare quanto sia 'postumana' e quindi assolutamente da vedere per il posthumanauta.