Walter L'Assainato
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Mario Gazzola
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Il notevole debutto del russo Abramenko, premio Asteroide al Trieste S+F 2020, incrocia il "genere Alien" con un'indagine psicanalitica alla Arrival nell'URSS ancora totalitaria del 1983.
Grande attesa per la nuova trasposizione del criminale in calzamaglia nera delle sorelle Giussani da parte dei fratelli romani che da anni perseguono una via italiana al pulp, attesa in sala per il 31 dicembre.
Anteprima alla Festa del Cinema di Roma del film sull'incerto Bowie del 1971, diretto da Gabriel Range e interpretato da Johnny Flynn. Un biopic anti-agiografico molto più riuscito dei suoi roboanti precursori su Freddy & Elton.
Al festival di Sitges un'anteprima dell'ambizioso film scritto dal guru del graphic novel. Roberta G indaga sul misterioso progetto, che promette un rollercoaster fra generi pulp e (consueta) ricchezza di scrittura, inaugurando la nuova rubrica sul fumetto.
Videorecensione antitemporale di Mario G e spunti di riflessione per il film più discusso di quest'autunno, il monumentale fantaspionistico à rebours di Cristopher Nolan.
A causa dell’epidemia tuttora imperversante negli Stati Uniti, il nuovo film di Christopher Nolan subisce uno slittamento temporale… non previsto in sceneggiatura!
Il secondo film by Franz/Fiala approfondisce lo scavo sulla famiglia disfunzionale iniziato con Goodnight Mommy nellospazio chiuso di uno chalet isolato dalla neve. Videorecensione sul canale Posthuman Youtube.
Il breve e sanguinario indie horror di Joe Begos sulla maledizione del creare come droga, con forti richiami ad Abel Ferrara e Gaspar Noé, inaugura il canale video Posthuman.
Al fantafestival triestino più d’un film mostra prospettive assai poco “super” per i personaggi dotati di facoltà particolari, più vicine alla “diversità” che all’eroismo classico dei fumetti Marvel.
Capolavoro assoluto di Todd Phillips, dominato dall’interpretazione da urlo di Joaquin Phoenix: niente supereroi né supercriminali, nessun superpotere o effetto speciale, solo la discesa agli inferi di un disadattato in una società-giungla che fa venir voglia di “ammazzare uno stronzo”.
Per dare un quadro completo del fervente dibattito sull'ultimo Tarantino, la controrecensione di Andrea Peviani mette in luce la passione del regista per quella solare ma già crepuscolare fase di svolta della Grande Macchina del Cinema (e non solo) che accese l'epocale anno 1969.
Il Re del Pulp affronta di petto Hollywood, mecca della sua cinefilia. Però il film si sfrangia in episodi sì gustosi e satirici ma privi di un baricentro drammaturgico e anche la strage di Bel Air si riduce a una farsa. Ma con una colonna sonora di nuovo pulpfictioniana piena di chicche d’epoca.
Il secondo film di Ari Aster, come già Hereditary, è un’esperienza panica straniante e un nuovo punto di riferimento nel sottogenere horror delle sette e dei rituali pagani.
Lucid, odissea onironautica dell'ingele Morse e Ultra Pulpe, medio sperimentale del francese terrible Mandico visti al fantafestival milanese (5-12 giugno).
Il nuovo film di Claire Denis, inedito in Italia e presentato in esclusiva al festival Oltre lo Specchio, è una sofferta immersione nel buio dell’animo umano amplificato dalla solitudine cosmica.
In un serrato incubo fantascientifico, Rupert Wyatt ci trascina senza fiato nella lotta per la resistenza di un manipolo di oppositori a una orwelliana dittatura aliena sul nostro pianeta. In sala dal 28 marzo.
Lars von Trier riesce a scartare ogni cliché anche affrontando il genere più abusato degli ultimi anni: il thriller su un serial killer psicopatico. Grandi interpretazioni di Matt Dillon e Bruno Ganz (letteralmente) all'ultimo viaggio.
Il film sull’omicidio della star dell’hip hop The Notorious B.I.G. è una serrata indagine sulle collusioni fra gang criminali, gangsta rap e polizia di L.A., condotta dalla superlativa coppia Johnny Depp-Forest Whitaker.
L’opus magnum di Guadagnino segna una nuova pietra miliare per l’horror italiano, che si rapporta all’originale con la libertà di una cover jazz rispetto a uno standard ormai entrato nella storia.
Al MFF l’opera prima di Tilman Singer rovescia i cliché del cinema di possessione: notevole protagonista, geniale sound design. E mistiche connessioni col Climax di Gaspar Noé.