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Abbiamo appena detto dell'intenso Splice di Natali, che già si annuncia per questo mese d'agosto (dal 6 per la precisione) l'uscita di un altro film di s/f sulla cui distribuzione italiana si dubitava pronti alla rassegnazione: si tratta di Pandorum (di cui sotto vedete i poster italiano e inglese e QUI il trailer italiano), coproduzione teutonico-americana del 2009 diretta dal tedesco Christian Alvart, con Denis Quaid coprotagonista.
Non un film da rivoluzionare la storia del genere, magari, ma sicuramente una visione di cui non ci si pentirà in questa torrida estate: si tratta di un tardo derivato della saga di Alien, con l'enorme e oscura astronave Elysium, abitata da piloti che si risvegliano dal crio-sonno ignari della loro destinazione, e minacciati da creature selvagge e cannibali che si nascondono nelle sue viscere metalliche e attaccano veloci e implacabili.Una trama non nuovissima in sé, se vogliamo fare i difficili, ma che si fa seguire con gusto e sufficiente suspence nei contatti a distanza fra il caporale Bower, in viaggio fra i meandri della Elysium, e il tenente Payton nella plancia di controllo; fino al sorprendente finale sul destino dell'umanità, che ovviamente vi lasciamo scoprire da soli.
Anche sorvolando su qualche piccola incongruenza, fra cui spicca l'inspiegabile evoluzione delle creature mostruose, che ricordano un po' quelle del bel The Descent di Marshall (anche come improbabilità). Oltre che con Alien per l'ambientazione, qualcuno ha anche notato similitudini col recente videogame Dead Space.
Se ne è detto (ad es. su Nocturno) un po' peggio di quanto in realtà secondo non sia, questo film; quindi cercatelo, se la vostra estate si snoda in una zona dotata di sale cinematografiche: nel caldo mediterraneo una folata di gelo siderale aiuta sempre, e non è dato sapere di che lasso di programmazione godrà.
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Ma, aspettate un istante, la vera sorpresa viene ora: è già nelle sale nostrane da qualche giorno e vi consigliamo di non lasciarvelo scivolare fra le dita sudate: The Box, terzo film di Richard-DonnieDarko-Kelly, cui fa riferimento la locandina in apertura e la foto del deturpato Frank Langella qui a sinistra e di cui QUI vedete il trailer italiano).Ripresosi dalle critiche per Southland Tales (che trovate facilmente in dvd anche se pare non sia piaciuto proprio a nessuno), Kelly porta su pellicola un brevissimo racconto di Richard Matheson scritto nel '70 per un episodio di Ai confini della realtà (e che oggi trovate nella terza antologia mathesoniana The Box e Altri Racconti edita da Fanucci con la locandina del film in copertina) che riporta ad alta quota il suo immaginario allucinato, in cui la "buona e sana America di provincia" si rivela in realtà un incubo "fuor di sesto", per usare un'espressione dickiana, in cui nulla è ciò che appare.
Come ormai saprete, accade che la povera Cameron Diaz (sotto a destra fra simbolici specchi), in difficoltà economiche insieme al marito aspirante astronauta, si vede recapitare dall'inquietante Frank Langella (elegante ma dal volto semidistrutto) una misteriosa scatola: se premeranno il bottone in cima, riceveranno un milione di dollari ma decreteranno la morte di qualcuno da qualche parte. Altrimenti tutto come prima e arrivederci.
Lacerante conflitto etico e poi... ma sarà una bufala, insomma schiacciano: da quel momento parte l'incubo, che ha più senso vedere scorrere sullo schermo che narrare a parole: ambienti, personaggi e situazioni normali cominciano a rivelarsi foriere di oscure minacce, ermetici avvertimenti, persecuzioni kafkiane.
Kelly arricchisce abbondantemente l'originario racconto di sole 8 pagine circa del grande Matheson: si citano Sartre e Arthur C. Clarke ("Ogni scienza abbastanza avanzata è indistinguibile dalla magia"), la scena-incubo nella grande biblioteca fa venire alla memoria addirittura le visioni di Orson Welles per il Processo di Kafka (e trovatevi quel dvd!).
Ma non solo: arriva a stravolgerne decisamente il finale (spoiler trama) attraverso una ripresa della sfida iniziale, che per i protagonisti significherà la catastrofe finale e per noi spettatori straccia il velo della spietata meccanica del gioco, oltre che della desolata visione della fragile moralità umana che sottende (fine spoiler).
Così, una pellicola che parte facendoti quasi temere di trovarti davanti al prevedibile telefilm americanotto con un cattivone che insidia la brava famiglia middle class americana, che alla fine lo sconfiggerà ritrovandosi più unita di prima, in realtà lentamente deraglia fin verso insperati lidi lynchiani (anche se forse non altrettanto visivamente arditi), ideali per dar vita a un soggetto di questo genere.
Che dire? Bentornato, Kelly! Come nel caso di Vincenzo Natali, anche con The Box ci troviamo di fronte alla conferma di un percorso autoriale fieramente radicato nell'humus del fantastico surreale, lontano dal compromesso hollywoodiano buoni sentimenti-happy ending.
Che Dio (e Kafka al suo fianco) ce li conservino entrambi in salute a lungo.
Mario G