"Se Kristen indossa una maglia trasparente e si fa scopare davanti a una macchina da presa a Hollywood, (...) non è a causa (...) degli improbabili cattivi che Schrader tira fuori dal cilindro (...). E' lì a causa di suo padre. E' stata lei a scegliere quella vita al posto dell'ambiente in cui lui l'ha fatta crescere."
La citazione è tratta dal capitolo su Hardcore del Cinema Speculation di Tarantino (La Nave di Teseo, 2023) e, se avete presente il capostipite della trilogia, X: A Sexy Horror Story, in cui si scopriva che il fanatico telepredicatore sulla tv era proprio il padre di Maxine. Sarà stata giusto una stoccatina ai puritani made in USA? Scopritelo in questo conclusivo MaXXXine (locandina a destra e sopra a sinistra nel composite), il cui finale - ok, niente spoiler! - sarà opposto al "buonismo" che Quentin rimprovera a Schrader nel suo libro.
Un terzo capitolo che - diciamolo subito - è una mitraglia di colpi di scena uno dietro l'altro, totalmente dominata dalla protagonista Mia Goth, evidentemente molto coinvolta dal ruolo dell'aspirante diva in fuga dal porno da essere anche produttrice del film, che praticamente è in scena dall'inizio alla fine. E che scene: MaXXXine è sicuramente l'episodio più intenso, dal ritmo martellante e ricco di suspense del trittico (come si conviene a un sequel, ci spiegherebbero i personaggi di Scream!).
Ambientato nel 1985, cioè 6 anni dopo il capostipite, pullula di riferimenti alla decade oggi tanto cool, rimbombando di ZZ Top, Ratt, New Order, Frankie Goes to Hollywood, fino alla Self Control di Raf/Laura Branigan e alla già in sé citazionista Bette Davis Eyes di Kim Carnes (sui titoli di coda): "Her hair is Harlow gold / Her lips a sweet surprise / Her hands are never cold / She's got Bette Davis eyes", sembra proprio scritta per Mia/Maxine, no?
Ovviamente valanga di riferimenti anche al thriller cinematografico di quegli anni (come il primo X era irto di citazioni dell'horror agreste dei '70 e Pearl del muto, del musical e di Theda Bara) e non solo al noir 'meta-snuff' di Schrader: già l'impianto è metafilmico (un po' come nel Blow Out di De Palma), con un'attrice del porno pronta a tutto per mordere il successo cui anela più d'ogni cosa, sbarcando nell'arena del cinema "vero" attraverso (guarda un po') un horror, a propria volta un sequel dell'immaginario film di possessione The Puritan, diretto dalla rigidissima regista Elizabeth Debicki (sorta di Kathryn Bigelow intenzionata a fare arte col genere pulp). E di horror, di divi sbucati dal genere reputato poco meno disdicevole del porno stesso, la protagonista discetta con l'amico Leon (il cantautore Moses Sumney), titolare di una lurida videoteca, fra citazioni di Elizabeth Short (la depalmiana Black Dahlia), gloriose/infami VHS (passano di sfuggita i titoli di testa di Behind the green door dei Mitchell Bros., trampolino della futura star cronenberghiana Marilyn Chambers) e t-shirt dei Judas Priest.
E poi c'è il misterioso killer in trench nero con cappello e guanti 'argentiani', che assolda il viscidissimo investigatore privato Kevin Bacon (altra star degli '80 in un divertentissimo ruolo odioso, strepitosamente sopra le righe) per ricordare alla protagonista da quale spargimento di sangue partì la sua scalata allo stardom.
Quindi c'è lei, una durazza che ricorda l'Angelo della Vendetta (1981, cfr. il poster accanto a quello di MaXXXine sopra il titolo) che, come la Thana di Abel Ferrara, punisce i malintenzionati nei vicoli di notte e in una scena si trucca pure da suora (vedi still ai lati!).
Immancabile, infine, il C'era una volta a... Hollywood del citato Quentin, che non può non venire alla mente vedendo i personaggi muoversi negli studios e sui set dell'amatodiata Mecca del cinema, che offrono al regista il destro di tornare ad omaggiare anche l'amato Psycho di Hitch con un'intera sequenza che si svolge proprio nell'immortale scenario del Bates Motel, alle cui finestre Maxine intravede addirittura la sagoma della terribile vecchiaccia/Perkins (o è la sua nemesi Pearl che l'attende al varco?).
Un'abbuffata cinefila che non avrebbe potuto concludersi se non con un massacro 'purificatorio' proprio sotto il monumentale Hollywood Sign noto in tutto il pianeta. Ma che, a differenza di molti altri horror che giocano con le citazioni stracult interne al genere, non raffredda la tensione che DEVE animare una pellicola di questo genere. E che secondo il sottoscritto mantiene esattamente tutto quel che promette sin dal trailer (qui sotto).
Da vero auteur, l'abile Ti West - pur senza inventare niente di assolutamente nuovo - ha concepito un'autentica minisaga thriller horror sviluppata in modo personale e originale insieme alla sua interprete-feticcio (ormai icona dark assoluta) e davvero interessante nei suoi avanti e indietro temporali, i cui successivi capitoli non sono semplici ripetizioni di quel che ha mostrato di funzionare nel capostipite ma autentiche, coerenti evoluzioni della trama, che pare sia stata sviluppata in corso d'opera.
E se è vero che si profila all'orizzonte un quarto capitolo, affronteremo fiduciosi anche quello (speriamo che a questo punto West lo ambienti nel futuro alla Eymerich, io già mi candido per la sceneggiatura!).
Abbeveratevi dunque nella calura: uscirà nelle sale italiane per Lucky Red dal 28 agosto e, fra noise elettromagnetico "a neve" delle storiche videocassette e colori pop ipersaturi delle insegne dei peep show che Maxine sogna di lasciarsi alle spalle, non vi mancherà il brivido estivo (e non solo quello del vintage).
Mario G