"Come se Francis Bacon dipingesse una sua versione del Signore degli Anelli di Tolkien". Troverete questa brillante definizione nelle interviste incluse negli extra del dvd (e Blu-ray) distribuito in homevideo (da Universal, nolo e vendita), dopo che la lunga attesa dei fantascientofili italici per un'uscita anche nelle sale del Belpaese del film di debutto di Shane Acker è andata delusa.
Perché? Probabilmente perché "9" è un prodotto non facilissimo da vendere: è un cartone, sì, ma probabilmente troppo dark e difficile per ragazzini sotto i 10 anni (io l'ho visto con mia figlia di 12 e a lei è piaciuto molto) e "troppo cartoon" per essere degnato d'interesse dalla nostra spocchiosa kritika cinematografica. Ancora un caso di poco coraggio e scarsa fiducia nel pubblico? Facile. Motivata? Purtroppo è probabile anche quello.Cos'è dunque, esattamente, questo "9"? Anzitutto è una vicenda post-apocalittica, che si svolge su una Terra distrutta dalla guerra (vedete l'immagine sopra a destra e sotto a sinistra) che le macchine hanno portato contro gli uomini e ridotta a un deserto di rovine; chiaramente, la mente corre alla saga di Terminator e, nei gustosi flashback rétro in b/n (molto gustosi, un po' alla Incredibili), alla Guerra dei Mondi (le prime macchine letali han proprio l'aspetto degli alieni cine-wellsiani).
Però, come viene osservato nelle stesse interviste, si tratta di un futuro squisitamente steampunk, modellato sulle architetture, il design degli oggetti, uno stile insomma situabile fra le due guerre mondiali, come l'avrebbero immaginato negli anni '30 e '40, anche se con inserti ucronici di oggetti (gli androidi, ovviamente, ma anche la lampadina a batterie) impossibili in quell'epoca storica.
Un'architettura che agevola la costruzione di un'atmosfera decisamente dark, basata su una tavolozza di colori sporchi e granulosi come raramente visto in un prodotto di animazione CGI, che in alcune ambientazioni fantasticamente 'decadenti' (la cattedrale diroccata, il cimitero di notte) vira in un attimo al gotico. Mood cui contribuiscono notevolmente i terribili mostri meccanici (foto a destra), vagamente zoomorfi ma irti di lame, pinze e arti metallici, che ricordano alla lontana la madre-strega mutata di Coraline.
La sceneggiatura, per quanto poggi su solidi topoi della narrativa di fantascienza, non è "hollywoodiana" nel senso del servirti sul piatto belli e spiegati tutti i suoi strati di significato (il che certo non agevola la fruizione infantile): ad esempio, non ci viene detto come il 'mad doctor' - pentito d'aver messo in mano a un dittatore una macchina troppo potente e intelligente - abbia trovato il modo di trasfondere parti della propria anima nei pupazzetti di stoffa che poi sono i veri protagonisti della vicenda, come moderni golem (altra citazione alta implicita nel film, ma spesso il mondo burtoniano ritorna alle origini del cinema).
Ma questo, come avrete notato anche nel blockbuster del momento, Inception (in cui non viene affatto spiegato come si possa intrufolarsi nell'altrui subconscio), appare problema non fondamentale nella s/f attuale.
Ad ogni buon conto, mistero o meno, la trama si segue con piacere fino al mistico finale, l'avventura appassiona e l'animazione la sostiene alla grande; e alla fine i suoi nuclei principali sono ben svolti: la similitudine col celeberrimo Wall-E è manifesta, non solo nell'ambientazione fra i ruderi della nostra civiltà, ma anche nell'ardimentosa scelta di abitarla solo con personaggi non umani, cosa che alza di molto il livello della sfida per gli animatori, chiamati a rendere empatici dei pupazzetti di iuta con occhi come obiettivi che affrontano mostri meccanici. Tuttavia il film non sa affatto di ricalco, la vicenda è del tutto autonoma e originale. Insomma, date una chance a "9" sul vostro lettore di casa: secondo noi in futuro potrebbe superare l'attuale sfiducia della Universal sulla distribuzione in sala e farsi ricordare come un piccolo cult, proprio come il vecchio Heavy Metal, i Ghost in the Shell del compianto Oshii, l'Hardware di Richard Stanley o il già citato Coraline.In chiusura vi segnaliamo l'originale iniziativa della distribuzione, che nelle proiezioni di lancio a Roma e Milano ha abbinato al film dell'esordiente Acker 9 cortometraggi realizzati dagli studenti dello IED, fra i quali spetta al critico Oscar Cosulich nominare il vincitore. {mosimage}
Di cosa, di un finanziamento per produrre un lungometraggio, come accadde appunto al laureando Shane Acker? L'annuncio non lo dice, ma non scherziamo: i miracoli (come gli sbarchi degli alieni) accadono solo in America...
Mario G