Come è possibile che ai nostri occhi le persone cambino più di quanto siamo disposti a tollerare? Che l’amore stesso che unisce sia così mutevole e cangiante da non permettere più ri-conoscenza? Come accade che il legame attrattivo si riveli così solubile e che quindi ci si possa perdere nell’oblio, nella dimenticanza, quella costruita attimo per attimo, mancanza dopo mancanza, resa dopo resa . Il "sushidio" è la comprensione dello stato delle cose, è l’accoglienza dell’autenticità della condizione umana, della sua dinamica fluttuante.
La compagnia TEATRO IN POLVERE presenta Sushidio, uno spettacolo (attraverso il cinema giapponese) di Valentino Infuso, in prima nazionale a Milano presso il Complesso Ex Ginori (sul Naviglio Grande a Milano), in scena dal 12 al 22 maggio.
Due individui. Un uomo e una donna in un luogo a loro estraneo: un "kaiten-zushi”, ossia uno di quei locali giapponesi dove si serve pesce crudo e riso su un nastro trasportatore.
I due si conosceranno, si attrarranno e infine si ameranno, per il tramite di questa macchina rotante. In realtà non è la prima volta, il loro incontro è già successo in precedenza ma non si riconoscono più. Si sono lentamente lasciati scivolare nell'oblio reciproco. Tra i due vi sarà un susseguirsi di dis-conoscimenti e ri-conoscimenti fino a quando, ritrovatisi, decideranno di unirsi per sempre sublimandosi nella morte attraverso il sushi.
Non è uno spettacolo sulla cultura giapponese, ma si riferisce ad essa “attraverso” lo schermo della sua cinematografia.
I due avventori si ritrovano in un luogo sconosciuto, il kaiten-zushi, che nello spettacolo diventa una macchina scenica di 9 metri per 5 appositamente realizzata, che sarà il fulcro dell’azione. Kaiten-Zushi significa letteralmente “sushi rotante”. In questi locali, come ormai se ne possono trovare ovunque nel mondo, tutti i commensali si siedono intorno ad un bancone e davanti ad ognuno passa un nastro trasportatore automatizzato sul quale scorrono pezzi di sushi su piattini colorati ad ognuno dei quali corrisponde un prezzo.
Nello spettacolo il kaiten rappresenta la macchina degli stimoli, un organismo bionico come conduttore inesorabile di messaggi, informazioni, elementi, suoni, umori, visioni e, ovviamente, di sushi vero e proprio, in maniera tale da attivare una
dinamica al contatto continuo tra i gli avventori anche se fisicamente distanti.
Tecnicamente, si tratta di un nastro scorrevole azionato manualmente da un servo di scena in nero (il kuroko) motore dell’azione e dell’emozione.
In questo luogo i due protagonisti si lasciano andare all’immaginazione e lungo il nastro trasportare compaiono segni della cultura nipponica: fotogrammi, flash visivi, colori e suoni che riverberano nella memoria e nell’animo, da echi di gesti, azioni e contemplazioni dai film di maestri del Cinema giapponese come Ozu, Mizoguchi, Miike, Kurosawa Akira, Tsukamoto, Kitano, Fukasaku, Oshima, Masumura, Terayama, Wakamatsu... solo per citarne alcuni. Ma non mancano riferimenti al cinema dei Benshi (che commentavano e davano voce ai film muti) o ai kaiju-eiga (film dei mostri, della serie Godzilla e co.), nonché al cinema di animazione (gli anime).
"È una comica… una comica amara… in 7/3”, spiega il regista Valentino Infuso. "Il sorriso è, a nostro avviso, il modo migliore per aprire gli animi all’intima riflessione sull’essere umano. I 7/3 fanno riferimento ad una delle innovazioni del cinema giapponese negli anni '20, ossia il costante equilibrio tra l’aspetto comico e quello tragico delle storie, in un rapporto simbolico di tre minuti di lacrime per ogni sette di risate”.
Buona visione
Posthuman Staff
ATTENZIONE: segnaliamo a chi fosse interessato le repliche straordinarie aggiunte per le numerose richieste (lo spazio ha solo 35 posti). In scena dal 12 maggio, lo potete vedere fino al 22 (riposo il 19), anziché fino a lunedì 18 com'era stato annunciato.
Info e prenotazioni: 320.0931.701