A grande richiesta, qui giunge a conclusione il racconto "Barriere", in cui avevamo lasciato l'anonimo protagonista al buio e in balia delle sue fantasie notturne, incapace di scoprire se la moglie fosse a letto accanto a lui come ogni notte o...
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Intanto noi procediamo.
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È così tutto buio che potrebbe non esserci più nulla intorno a me.
Mi sono assopito su Lovecraft e intorno è stato cancellato il mondo. Se ora metto giù i piedi dal letto cado nel vuoto per l’eternità.
Oppure riesco ad arrivare fino al corridoio e quello è diventato un tunnel buio e contorto senza fine. Che porta a nessuna stanza. Nessun dove, nessun fuori. Camminerò nelle tenebre brancolando senza appigli fino a non vedere più nemmeno la porta della camera da letto alle mie spalle. E mi perderò, per sempre e sempre e sempre. Nell’orrore del vuoto.
TIC
Tic… cos’era tic? Era un rumore. C’è ancora qualcosa lì fuori. Forse… la porta della dirimpettaia… L’ascensore che s’è fermato al piano. La Luisa ha fatto le ore piccole? O forse la serratura della nostra… Arianna è rientrata cercando di non farsi sentire.
O è uscita per sempre con lui. Spegnendo tutte le luci al suo passaggio. Per dissolversi anche lei nel nulla che c’è di là. Che s’è ingoiato il mondo e la nostra casa fino alla stanza da letto. Si è fusa con Doriana in un’unica creatura femmina totale. Una strana luna piena sbucata dalla tomba di due donne morte, in cerca di altre morti nel buio denso.
La carne si è contorta, smottata. Fusa in una nuova forma scalena, estranea alla fisica di questo mondo.
La faccia. Le facce non ci sono… hanno perso i lineamenti. Sono uguali. Colano in una. Un’identità terminale polimorfa.
Frrrrr…
Cos’è? Anche Frrr è un rumore. Rumore da thriller.
La protagonista sa di essere spiata in casa dall’assassino.
O dal mostro. Dalla nuova carne aliena plasmata dal buio.
L’Ignoto Mostro che dopo il film ci cola lungo le vertebre ad ogni Tic o Frrr che sfiora l’orecchio. Non dovevamo guardare Alta Tensione stasera. Non dovevo. Ora mi riprende il terrore. Assurdo irrazionale, come da bambino. Vai a letto che poi hai paura, dài.
Poi di colpo sei già grande ma devi ancora alzarti per spegnere il riscaldamento. E hai sempre… paura. Come allora, come da piccolo. Vedi che sei ancora piccolo? Quella è la parola. Paura. Paurapaurapaura. Banale scontata da bambini. Nonapritequellaportanonapritenon.
Non so cosa c’è di là.
Un ladro slavo.
Un mostro stupratore.
Buio solido.
C’è una creatura femmina.
Tentacoli erettili gustativi.
Aspetta solo che io la tocchi al di là dei trenta centimetri di terra di nessuno.
Per smembrarmi. Ricombinare la mia carne bianchiccia di mezz’età. In un’altra forma.
Mi aspettano. Ariannadoriana mi aspetta.
"Diventa come noi… muori in noi."
Aspettano chiamano attirano la carne. Inglobano.
Voglio e temo. Brucio tremo.
Colano in me. Anche la mia carne si scioglie. Sono in me. Sono io la femmina che volevano? Che volevano diventare…
Nella comunione della carne gorgoglia la bestemmia della forma indefinita. Infetta. Che faccia ho io, ora?
Non ho più un volto, non ho bocca per gridare.
“Non vedo niente, non sento niente, non indovino niente…
Il mio corpo diventa molle e bianco…
…E tutto è inumano.
…E la luce non esiste da nessuna parte”.
C’è una creatura.
O ci sono solo io che mi sveglio e risorgo aldiquà della realtà.
A letto.
Immobile. Solo per trenta centimetri.
TRENTA CENTIMETRI!
Di vuoto. Divisibili all’infinito.
Solo un gesto. Uno scatto da trenta.
La mano trema.
Quando alla fine allungò la mano verso la piazza di lei non sentì nessun corpo.
Si calmò.
Ora mi alzo.
Era sveglio.
Solido. Occupava sempre i consueti confini compatibili con la fisica classica.
Ora mi alzo e vado di là.
Da solo ma tranquillo.
Ora mi alzo e vado di là a vedere dove.
Quando mise i piedi giù dal letto, toccando un tentacolo di lei invece del pavimento, per un attimo impazzì dal terrore.
Quando gli altri guizzarono per tutte le porte del suo corpo, per un attimo fu sublime. E straziante.
Per un attimo
Poi non sentì più paura.
Restò immobile.
Lei anche.
Silenzio.
FINE
Mario G
Lo Staff Posthuman ringrazia di cuore tutti i lettori postumani che hanno apprezzato e lasciato i loro commenti sulla prima 'puntata'.
Il finale avrà ormai chiarito a tutti perché abbiamo scelto d'illustrare la storia prima con una creatura di Hans Ruedi Giger, ora con un fotogramma di Possession di Zulawski (immagine in apertura a sinistra).
Non ci resta quindi che ricordare le citazioni presenti nel testo della seconda parte:
- Alta Tensione di Alexandre Aja (2003)