Giusto una breve news per ricordare a chi ci legge l'imminente uscita in dvd italiano (per la Eagle) di un film di David Cronenberg di cui, dopo la breve uscita in sala all'epoca (un'era felice in cui film così addirittura arrivavano nelle sale), s'erano perse le tracce. Troppo inafferrabile, troppo lontanto da qualsiasi genere, ivi inclusi la vera e propria s/f e l'horror che allora ci si aspettava dal regista della Mosca, come del resto l'opera letteraria di cui con fatica e difficoltà micidiali (che lo rendono un film magari imperfetto, anche se da vedere) visualizzava il contenuto: nientemeno che Il Pasto Nudo di William Burroughs, praticamente "l'Ulisse di Joyce delle letteratura americana del Novecento".
Opera illeggibile ai più, praticamente priva di un filo narrativo logico comunemente inteso, il 'Pasto' aveva già scoraggiato molti sceneggiatori. Cronenberg lo visualizza mescolandolo a frammenti della biografia del suo autore, cui peraltro è inscindibilmente legato il suo grumo di visioni allucinatorie di un futuro distopico, repressivo, in cui junkie di strada e servizi segreti giocano il loro surreale "guardie e ladri". Facendosi accompagnare dalle inquietanti sonorità del fido compositore Howard Shore, che qui ospita nientemeno che Ornette Coleman in diversi brani (tra cui una breve e bellissima rilettura monkiana): il papà del free jazz, che del cut up letterario burroughsiano, è la più autentica traduzione in musica.
Bene, chi la dura la vince, insomma: giusto prima dell'estate, noi tristi fan di Cronenberg festeggiavamo la pubblicazione in dvd del successivo capolavoro del Canadese, quel "Crash" che nel 1996 (guai a voi se lo confondete coll'omonimo film sulle coincidenze del destino di Haggis del 2005!) traduceva in immagini l'omonimo libro di Ballard. Che, quando lo lessi, mi fece pensare "non so se definirlo un capolavoro letterario, ma potrebbe dar vita a un gran film, nelle mani del regista giusto: ci vorrebbe un Cronenberg, o un Greenaway in vacanza dai suoi trip pittorici barocchi". Avevo visto giusto e il David diede perturbante corporeità all'inquietante visione dello scrittore inglese, in cui la nostra dipendenza dalle macchine da noi create (in questo caso proprio le comuni auto) si manifesta nell'incapacità di manifestare la sessualità se non nella perversa 'fusione' carne-metallo prodotta dall'incidente.Chiaro che i due film formano quindi un ideale dittico cineletterario dell'abisso futur-contemporaneo: da un lato la realtà esplosa nelle allucinazioni della droga, dall'altro il corpo fatto tuttuno con la macchina... beh, devo aggiungere altro?
No, solo la speranza di vedere presto l'attesissimo dvd italiano di "Videodrome", il capolavoro mancante di Cronenberg in cui la "nuova carne" nasce dalle visioni non meno allucinate dell'abuso di televsione.
Buone visioni e a presto: tra poco torniamo su un bellissimo esempio di visionarietà contemporanea, cioé l'onirico cartoon Paprika di Satoshi Kon.
Mario