Ho avuto l'onore e il piacere di fare quattro chiacchiere con un Maestro di livello internazionale come Ernesto Gastaldi: regista, autore e sceneggiatore che Quentin Tarantino nel 2004 definì il suo scrittore preferito (al proposito, vedete gli ultimi due minuti di questa intervista, NdR).
Comincio dall’inizio. Mentre giro sui vari gruppi social di letteratura, mi imbatto in un post autopromozionale di un certo Ernesto Gastaldi, con il suo Racconti Gialli Arcobaleno. Conosco il nome e mi chiedo se si tratti dello stesso autore, perché fino a quel momento pensavo che non fosse più in attività.
Dopo qualche verifica, capisco che è proprio lui: per chi non lo conoscesse, Gastaldi ha scritto più di cento film (di cui sei anche diretti in veste di regista, di cui forse Libido del ’65 è il più noto, NdR), tra i quali possiamo ricordare La Frusta e Il Corpo di Bava, I Giorni Dell'Ira o Il Mio Nome è Nessuno, ambedue di Valerii.
Tanto per capire il livello, ha persino partecipato alla prima stesura di C'era Una Volta in America, progetto che poi dovette abbandonare per causa di forza maggiore, nonostante le chiamate di Sergio Leone, che lo voleva con lui a New York (come conferma lui stesso in quest’altra intervista a RAINews).
(Nel composite qui sotto l'autore stesso propone un divertito confronto su se stesso "prima e dopo tre anni di lavoro con Leone", NdR)
Un incontro… casuale
Decido di contattarlo e gli dimostro tutto il mio apprezzamento, senza nessuna pretesa di essere corrisposto. Invece ricevo un suo messaggio e, dopo uno scherzoso approccio sul Lei e sul Tu, cominciamo a parlare dello stato attuale dell’editoria. Quello che mi colpisce delle sue risposte è che, nonostante il notevole curriculum, lui si ritenga un comune autore. Dopo avergli fatto notare che uno della sua caratura non può affidarsi all'auto pubblicazione e all'auto promozione, metodi più adatti a un esordiente, con mio sommo imbarazzo, il Maestro mi risponde: "non lo faccio per i soldi, ma per divertirmi un po' in giro". All’inizio rimango basito, poi rifletto sul fatto che, forse, ai grandi non serva palesare la propria grandezza.
Ho molte cose da chiedergli, ma non voglio essere troppo invadente, quindi decido di non replicare.
Dopo qualche minuto, del tutto inatteso, mi arriva un altro messaggio.
Mi chiede: "che altro?", come se la voglia di risolvere i dubbi di un suo ammiratore fosse un impulso primario. Io avrei mille domande da fargli. Potrei chiedergli dei suoi rapporti lavorativi con i molti registi per cui ha scritto: Valerii, Fulci, Damiani, Bava, Lupo, Martino, Lenzi, Margheriti, lo stesso Sergio Leone, ma c'è qualcosa che ho in mente da anni, un dubbio sulla trasposizione di un autore che ho sempre adorato.
"La prima domanda che mi viene in mente riguarda la tua riscrittura del racconto di Robert Sheckley (La Settima Vittima, copertina qui a lato, NdR) per il film di Petri, La Decima Vittima". Sulla gestazione del film con Marcello Mastroianni e Ursula Andress esistono infatti varie correnti di pensiero: molte fonti danno proprio Gastaldi come sceneggiatore (non accreditato), altre sono nebbiose e controverse".
La sua risposta è illuminante: "La Decima Vittima (a destra la locandina del film, NDR), come l'avevano scritta per Petri, era una farsa. Ponti mi chiese di correggerla, io la rifeci totalmente. Purtroppo in seguito Ponti vendette il film e se ne disinteressò, e Petri rimise alcuni elementi della sua stesura. Il film non è male, ma Sheckley aveva promesso a Ugo Guerra, anni prima, di cedere i diritti del racconto gratuitamente purché l'avessimo rispettato alla lettera. Così non fu. Ponti, per far digerire il mio copione a Petri, gli disse che l'aveva scritto un esperto scrittore di fantascienza americano. Passavo davanti a Petri, che aspettava nell'anticamera di Ponti col copione sotto il braccio. Salutavo cordialmente, ma lui non sapeva nemmeno chi fossi io, credo non abbia mai saputo".
Questo mi dà la misura di quanto fossero complicate certe dinamiche nel mondo del cinema, e ulteriore contezza di quanti autori e sceneggiatori di grandi film siano rimasti nell’ombra, mentre attori e registi superstar sfilavano sulla passerella.
Un romanzo… Assolutamente Casuale
Tra una domanda e l’altra, scopro che un suo romanzo è stato pubblicato nel numero 220 di Urania: Iperbole Infinita, con lo pseudonimo di Julian Berry, 1960 (copertina qui a lato). Faccio una veloce ricerca e leggo, con grande stupore, che è uno dei pochi scrittori italiani di genere ad aver visto un suo racconto tradotto e pubblicato su una rivista americana di un certo livello. Il racconto è La fine dell'eternità, sulla famosa rivista The Magazine of Fantasy and Science Fiction, di Harry Harrison.
Scorro l'elenco delle pubblicazioni. Dopo una sfilza di western, gialli, thriller, horror e fantascienza, mi ritrovo davanti la sua ultima fatica, il suo e-book auto pubblicato: Assolutamente Casuale (di cui vedete la copertina in apertura, NdR).
Lo scarico subito e comincio a leggere.
È un tomo enorme: cinquemila pagine ipertestuali e interattive. Una specie di libro game senza numeri, che si può leggere in modo lineare o cliccando sui testi evidenziati e saltare in un'altra sezione del libro come un teletrasporto. Una macchina delle meraviglie che passa da un genere all'altro senza preavviso. Ora sono nella testa di un cane, dopo un clic mi ritrovo nella sceneggiatura di un giallo, poi in una poesia o una canzone degli anni Trenta.
Non riesco a dare una definizione esaustiva dell’opera, perché si tratta di molti romanzi che s’intrecciano come in un labirinto, e ci vorrà tempo prima di leggerli tutti, ma posso esprimere da subito un giudizio sulla scrittura: citando un altro campione, il suo stile vola come una farfalla e punge come un'ape.
Ho iniziato la lettura facendomi trasportare dalle evidenze in modo casuale, e devo dire che si tratta di un'esperienza sorprendente. Il Maestro Gastaldi potrebbe aver inventato un nuovo tipo di struttura narrativa digitale.
La qualità della scrittura è molto alta, originale, fervida, graffiante, e si ha la sensazione che possa permanere nel tempo senza perdere la sua efficacia. Una sorta di narrazione sempreverde. Viaggiare nel suo ipertesto è come diventare una foglia nel vento, o una capsula del tempo senza coordinate che viaggia tra i sogni, gli scorci di vita, i retroscena e le sue sceneggiature.
Sicuramente un buon editore, partendo dalla notorietà di Gastaldi e curandone promozione e grafica, farebbe faville con le sue ultime opere.
Sergio Mastrillo
P.S.: Posthuman ringrazia Sergio Mastrillo, coautore del romanzo True Legends, per il suo originale contributo su un grande autore da (ri)scoprire e contestualmente segnala che Ernesto Gastaldi viene ora nominato socio onorario della World SF Association (di cui sono soci anche Mastrillo stesso, Mario G, Roberta Guardascione e Carlo Menzinger, di cui ci occuperemo presto).