Hai visto lo spettacolo di Syxty?
L’ho visto.
Com’è?
Bello.
Bello?
Molto “avanti”. Molto “post”. Però due palle…
Cosa vuol dire?
Ma sì, come l’arte contemporanea: videoinstallazioneperformativa, dirompentespiazzante, metatestuale… tutte belle idee, per carità, infrangere il senso frammentare il continuum uccidere la narrazione torcere il collo alla logica però dopo un po’ ti rompi pure no?
Cosa mi rappresenta quella roba lì?
Sarà banale, ma alla fine quelle robe lì sarei capace di farle anch’io…
Potevi farlo anche tu.
FAI ANCHE TU IL TUO SPETTACOLO
Ti senti molto conceptual? Vuoi celebrare anche tu la Morte del Senso? La scrittura di scena scorre nelle tue vene? Crea anche tu il tuo spettacolo!
Dialoga in messenger con un/a tuo/a amico/a per almeno un’ora, di qualunque argomento. Tieni traccia dell’intero scambio e incolla il tutto su un foglio di Word.
Ripeti più volte alcune sezioni (“Voglio scoparti” per uno spettacolo più pulp, “Non ti sento” per uno più introspettivo, “Non ne posso più” per un sottotesto politico e così via), avendo cura di rimescolare l’ordine di domande e risposte tue e del dialogue partner.
Scrivi “antinarrativo” e “metatestuale” immediatamente sotto il titolo dell’opera.
Fatto?
Potresti forse perdere un amico/a ma ora… sei pronto ad andare in scena!
Tutta l’arte contemporanea è così. Allora piuttosto me ne vado al cinema, no?
E ce l’ha un significato?
Ce l’ha.
E qual è?
Nulla.
Nulla cosa?
Nulla da dire, nulla da capire. Nessuna comunicazione, nessun dialogo.
Un doppio monologo fra due sordi commentato dagli inserti di un pazzo incappucciato.
Allora non vuol dire niente.
Niente. È uno stream-of-facebook senza soluzione di continuità.
La chat cosmica.
E allora perché ne scrivi? Sei obbligato? Ti paga? Sei del suo giro?
IO È DIVISO.
Cioè, vai in teatro per…? Ma tu sei… finocchio?
Voglio dire, devi fare per forza una recensione per una roba che non dice nulla?
Non devo, però… l’esperimento linguistico… la scena senza storia…
RECENSIONE TEATRALE
Spettacolo alogico e antinarrativo, bodyperformativo, MI AMI? di Antonio Syxty è un torrenziale musical rap di afasia beckettiana. Una partitura di immagini multimediali metateatrali sulle derive dell’amore e delle relazioni interpersonali. Costruita per accumulo di scorie semantiche non significanti, si snoda in equilibrio instabile fra geometrie verbali misteriose e perlopiù oscure. Una performance che sommerge lo spettatore con crudeltà artaudiana sotto lo tsunami di un linguaggio solo raramente assertivo, perfetta traduzione scenica del collasso delle architetture di realtà nel presente web 2.0.
APPLAUSI
Non ho ancora citato Grotowsky, ma se inviate 25 euro per ogni ulteriore cartella posso continuare ancora per molte pagine (anche PAYPAL).
Allora ti paga.
Ti ama. Lo ami. Sei un finocchio. Hai rimorchiato una in teatro.
FAI ANCHE TU LA TUA RECENSIONE
Da solo, a casa tua, è molto facile e completamente gratuito!
Apri Google, digita MI AMI?, copia e incolla i brani migliori di tutti gli articoli che hai trovato in rete. Poi mescola a tuo piacere le parole e le espressioni più efficaci. Anche le idiozie vanno bene. Ricombina i campionamenti esprimendo la TUA creatività e rileggi rapidamente il risultato tutto d’un fiato.
Come per miracolo, avrai ottenuto una recensione non peggiore di quelle pubblicate abitualmente dai giornali.
Fatto?
Ma c’è il video?
C’è sempre.
Musica?
Tanta.
Tosto. Molto pop. Postmoderno…
Molto.
L’hai visto tutto?
L’ho visto.
Com’è?
Bello.
Molto “post”?
Molto. Ma che palle.
E scopano?
Sembra di sì ma non si capisce bene.
Forte. Vedo non vedo…
Ma tu ci torni?
Continuamente.
Ancora? Ma allora ti piace. Anche stasera?
Sono lì dentro.
Sempre.
Non posso uscirne.
Ci sei anche tu.
Mario G
P.S. Critica senza appello invece la recensione dell'amico filosofo Alberto Giovanni Biuso. La leggete QUI.
Fatelo, perché se il teatro alimenta una discussione ha già assolto a una parte della sua funzione.