"See these eyes so red
Red like jungle burning bright"
(D. Bowie)
Esce nelle sale il 2 ottobre, ma già da mesi è uno degli oggetti più discussi del mondo della celluloide: è un nuovo capolavoro (secondo MYmovies, la newsletter Cinemotore o Luca Rea nel dossier di Nocturno su Quentin); no è una pizza (per es., secondo Gomarasca, sempre di Nocturno). Tarantino è un copione senza più idee, no è un genio che ci stupisce ancora.
E' grazie a lui se oggi tutti usano (magari anche a sproposito) l'etichetta 'pulp', è grazie a lui se valanghe di b-movie (horror, thriller, polizieschi, erotici, d'azione, kung fu, western etc) vengono riediti in dvd ogni mese, se a Venezia sono state create proiezioni serali di vecchi film di genere italiani dimenticati e ora restaurati, se registi come Robert Rodriguez, Takashi Miike o (ahinoi anche) Eli Roth (qui attore) oggi girano per Hollywood sulle passatoie rosse.
Insomma, finalmente anche noi abbiamo potuto visionare l'attesissimo "Inglorious Basterds" (in Italia Bastardi senza Gloria) e quindi eccoci qui ad offrirvi il nostro punto di vista, per quanto sia così difficile, così... 'inglorious', cercar di dire qualcosa di non scontato sul regista più chiacchierato e citato del mondo.
Un punto di vista che è ancora una volta tutto a favore del folle, manicale genietto dei sottogeneri.
Guardiamoci in faccia: chi altri saprebbe cucinarci una moderna "sporca dozzina" così, facendo eplodere l'architettura del cinema bellico classico con musiche morriconiane (e persino la Cat People di Moroder/Bowie citata in apertura), ironia e pause tragiche leoniane, cartelli scritti in caratteri da vecchio western... e subito tuffarla nel proprio metamondo cinefilo attraverso l'escamotage dell'anteprima di un film nazista da proiettarsi in un piccolo cinema della Parigi occupata?
Ché questo è in estrema sintesi il plot della pellicola, in cui il "Maledetto Treno Blindato" di Castellari ormai rimane solo come spunto originario del soggetto: mentre gli irregolari Bastardi guidati dal becero Brad Pitt seminano terrore dietro le linee naziste, i tedeschi mirano a celebrare il proprio eroismo alla presenza di Goebbels, Goering, Bormann e dello stesso Hitler, in una prémiere di regime durante la quale la proprietaria del cinema - ebrea scampata alla strage della propria famiglia - medita la più 'cinefiliaca' delle vendette.
E allora giù col cinema nel cinema, immagini di guerra e relativi 'cinesabotaggi' nel rigoroso b/n anni '40 e citazioni della Riefenstahl...
Già, non ci sono cartoon, spade giapponesi e ninja volanti, o passaggi dal colore al bianco e nero nella stessa scena, stavolta. Anche se tornano qua e là i flashback sul passato di un personaggio, come in Kill Bill. E che dire, quando nella Parigi in guerra un soldato tedesco s'inerpica in una discussione con un'ebrea sotto mentite spoglie sul cinema francese, di Chaplin o di Pabst?
O quando un compìto ufficiale-critico inglese ammette davanti al lunare Mike Myers che sì, in effetti il nuovo cinema tedesco di Goebbels "ce la sta facendo e ha successo"? Non è puro Tarantino griffato, tanto quanto i duelli di Kill Bill?
Sarà la maestria con cui coreografa le scene d'azione (meno che in Kill Bill ma comunque efficacissime), la sua abilità virtuosistica nello scrivere dialoghi ironici e verbali cacce del gatto al topo (specie se ebreo!) implacabili, la consumata precisione con cui adatta improbabili cast alle parti che ha in mente, trasformando Pitt in un bieco tamarro del Tennessee, Cristoph Waltz nel nazista più arguto e sornione della storia del cinema (meritatissima palma a Cannes) e persino Mike-AustinPowers-Myers in un buffo ufficiale inglese alla Peter Sellers... Più probabilmente dev'essere la somma di tutti questi elementi se - ancora una volta - anche nelle scene più lunghe, nelle attese più estenuanti del colpo di scena di queste due ore e mezza, non ci passa per la testa neanche un attimo di distrarci: siamo prigionieri come bambini di quella cosa che nessun apparato di citazioni e strizzatine d'occhio può scatenare da solo, per quanto colto e astuto: l'autentica Magia del Cinema.
Abbiamo sospeso l'incredulità ai massimi livelli, lui gioca con noi topini facendoci seguire come un film storico i rivolgimenti di trama più inverosimili e antistorici, fino al surreale finale che ribalta come un calzino la Storia della fine del Reich (e se vi dicessi una parola in più mi odiereste per sempre!).
Come se dall'interno di quel cinema parigino ci stesse dicendo: "ragazzi, che volete, siamo al cine, qui si fa solo fiction, non sapevate? Almeno al cinema alla fine arriva la cavalleria e caccia gli indiani cattivi, no?!". Quasi un'ucronia alla "Svastica sul sole" di Dick capovolta grazie alla forza del cinema.
Ardire tutto questo senza far uscire il pubblico che si tiene la pancia dalle risate ma è stato 'dentro' la storia fino alla fine, 'serio come un bambino che gioca', ecco questo è il tocco del grande regista. Che, se sa davvero fare ciò, potrà sempre governare tutte le citazioni cinefile, le gag fumettistiche, le sovrascritte e i birignao di questo mondo, ma non gli si potrà mai dire che 'è solo un copione'.
Ancora una volta, non possiamo non dirci tarantiniani.Mario G
P.S.: nel film i francesi parlano in francese, i tedeschi in tedesco, gli inglesi in inglese e gli americani in americano (mai così diversi come qui!) e, a volte, persino in un comicissimo italiano.
Non sappiamo come sarà la versione doppiata del film, ma se potete vedetelo in originale sottotitolato, apprezzerete ulteriori finezze nei dialoghi fra personaggi di diverse nazionalità, che riportate tutte in italiano potrebbero andar perdute.