Senza alcun dubbio, sosteniamo la corrente "perfezionamento e sintesi" (di qui il titolo dell'articolo) e cercheremo di spiegarvi il perchè. Black Swan è un bel film, come non se ne vedono spesso. Innanzitutto perchè è ben amalgamato nei suoi ingredienti essenziali: script, recitazione, fotografia, montaggio, musica.
Tutti questi elementi lavorano insieme armonizzandosi. Se poi ci rendiamo conto che non è solo un film sulla "danza" (così come The Wrestler non era solo un film sul wrestling), ma è un film che "usa" il mondo della danza per parlare di qualcosa di più ampio che riguarda il processo creativo, l'ascesa dell'artista verso la creazione e la follia che ne deriva. Pur simile in alcuni elementi della struttura al precedente osannato The Wrestler, Black Swan non racconta la pura e semplice discesa agli inferi di un eroe consumato dal suo stesso ambiente.
Questa volta il percorso di Nina (la protagonista interpretata dalla brava Natalie Portman) è un'ascesa verso la metabolizzazione del proprio lato oscuro, il tentativo stesso dell'artista di far convivere bene e male nella propria opera. In questo senso Aronofsky tenta anche di cogliere ad un livello più astratto l'essenza di un'opera come Il Lago dei Cigni, che è una metafora del saper riconoscere il bene dal male, il cigno bianco dal cigno nero, e non semplicemente una “melensa” favola d'amore. L'opera è anche metafora della crescita, di cigni che devono trasformarsi in maniera permanente in donne, grazie ad un rito iniziatico (la promessa di un matrimonio nella favola originale). Per Aronofsky è un film sul diventare adulti e artisti maturi e sul prezzo da pagare per esserlo, ed è chiaro che "coltivare" dentro di sè il cigno nero è la chiave per esserlo. Ma questo processo può essere raggiunto solo a patto di padroneggiare una griglia estetica (la danza per Nina, il film per Aronofsky) che tenga tutto insieme e non faccia semplicemente "esplodere" il tutto.
Come può Nina imbrigliare nella danza il suo lato oscuro e non lasciare che questo mandi in pezzi il suo equilibrio psichico? Innanzitutto bisogna riuscire a contattare il proprio lato oscuro. Qui comincia una lotta feroce della protagonista, una lotta interiore contro la propria immagine di "figlia ubbidiente" o di "ballerina modello", un'emancipazione da se stessi che Nina esplora attraverso l'ossessione della sua sostituta Lily. La lotta quindi non è solo interna, verso i propri demoni ed i propri limiti ma anche verso forze esterne, le colleghe, Lily, la madre di Nina, e soprattutto l'onnipresente, egocentrico e senza scrupoli Thomas Leroy (il convincente Vincent Cassell).
I personaggi intorno a Nina sono al tempo stesso un gioco di specchi con il ruolo reale del regista Aronofsky e il ruolo fittizio di Thomas.
La capacità di cesellare questa impalcatura di specchi con la crescente tensione psichica della Portman è credo il pregio maggiore del film. Le ansie e le allucinazioni, la paura di essere sostituita dalla propria collega, sono amplificati e distribuiti con il crescendo giusto per sentire spesso gli stessi morsi dolorosi nello stomaco della protagonista.
Per realizzare questo miracolo “espressivo” sono bastate poche cose al regista. Un digitale sgranatissimo, dei bassi disturbanti, una serie di pianti disperati della Portman con relativi insistiti primi piani, un atteggiamento aggressivo di Cassell e un'atmosfera maniacale da parte della madre della protagonista (Barbara Hershey, brava anche lei). Ogni tassello si prende il suo spazio e preme nella nostra pancia, per farci sentire il peso del ruolo in un fantastico gioco di specchi finale, dove la ferita della protagonista è anche la ferita stessa dello spettatore e del cigno bianco che ha quello nero dentro di sè. Insomma Aronofsky non smentisce la sua capacità d'enfant prodige anche in questo film e porta allo scoperto il suo percorso intellettuale, sintetizzandolo nel lago dei cigni, di quelle emozioni che vanno da Pi-greco a The Fountain, dal nero delle droghe al bianco della spiritualità. Non sta a me dire quanto di biografico ci sia, ma è evidente che in quest'opera il regista ha portato in scena i propri conflitti, per permettere al vero artista di spiccare il volo (spero non l'ultimo volo).
Si ha quindi la sensazione per tutto il film di parlare dello strazio in cui il regista si sente precipitato, che con Nina è alla ricerca di una sintesi tra un'anima nera e una bianca che tenga insieme Pi-greco e Fountain. Forse con Black Swan questa sintesi è riuscita. Ecco perchè non è una semplice riproposizione di The Wrestler. Ecco perchè è così bravo nel raccontare l'orrore di Nina, perchè Aronofsky è lì con lei.
A molti non piacerà, Black Swan. Ve lo anticipo subito. Semplicemente perchè per molti non c'è niente di affascinante nel precipitare nelle angosce altrui. Questo però non significa che il film di Darren Aronofsky sia solo da raccomandare a spettatori masochisti, pronti ad angosciarsi. Il cinema è come un viaggio la cui meta è chiara solo dopo che si sia riusciti a tornare indietro a casa sani e salvi.
Ovviamente questo non può valere per Nina.
Buon viaggio!
Walter
P.S.: Misteri della distribuzione, il film - pur avendo incassato il premio Mastroianni per l'interpretazione di Mila Kunis - è assente dal cartellone della Panoramica milanese sui film veneziani ed è annunciato nelle sale italiane dalla Fox non prima di marzo 2011.
Prendere nota per non perderlo, please!
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Black Swan, di Darren Aronofsky (Usa 2010 - Thriller) con Mila Kunis, Natalie Portman, Winona Ryder, Sebastian Stan, Vincent Cassel, Christopher Gartin, Toby Hemingway, Janet Montgomery, Barbara Hershey, Kristina Anapau, Ksenia Solo, Adriene Couvillion.