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Nightmare Detective - le cose orribili nella nostra mente, ultima mutazione di Tsukamoto

Written by  28 May 2007
Published in Cinema
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E' disponibile in dvd italiano l’ultimo film del padre di Tetsuo, nuovo diamante dalle molte sfaccettature nel personalissimo percorso di un regista oltre la carne, oltre il metallo, ormai persino oltre la vita.

Viene il magone a pensare che un regista come Tsukamoto Shinya (scritto alla giapponese!), da Tetsuo fino all’attuale “Nightmare Detective” – ultimo passo nel lavoro di divulgazione della sua opera in dvd che RaroVideo sta meritoriamente portando avanti – non abbia mai trovato uno straccio di distribuzione in sala (il dvd è distribuito da 01).

E dire che i suoi film più recenti, A Snake of June o Vital (Haze ancora attendiamo di vederlo), sono realizzati con molta raffinatezza, sono assai meno brutali dei primi Tetsuo, Bullet Ballet etc, in qualche caso sono addirittura estetizzanti nel toccare temi con cui di solito si ritiene di poter allettare anche le italiche platee (per esempio, sesso e voyeurismo in Snake).

Invece niente. Per vedersi questo strepitoso thriller sovrannaturale, dai molteplici temi e piani di lettura, di notevole impatto e (come sempre) girato da dio, non resta che affidarsi all’home video, ultimo refugium del cinefilo resistente. Forse son troppo cupi, pessimisti: Tsukamoto dovrebbe imparare a mettere nei suoi film qualche simpatico gaglioffo, meglio se reduce del ’68, se spera che qualcuno nel Belpaese si fili le sue taglienti filosofie sul mal di vivere dell’uomo nella Metropoli (forse il vero meta-tema che attraversa tutta la sua opera, come un grande unico film in molti episodi, direbbe il Ghezzi).

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Film di maggior durata (passa le 2 ore) rispetto ai suoi ultimi, pare (in base alle interviste negli extra) pilota di un nuovo ciclo nell’opus del regista, Nightmare Detective non ci ha lasciato un attimo di respiro, pur in una visione notturna dalle 23 all’una di notte inoltrata. Si tratta di un’opera estremamente stratificata, in cui la trama del thriller (l’indagine di una detective su inspiegabili suicidi che sembrano collegati) sfonda nel fantastico: i suicidi vengono commessi mentre le “vittime volontarie” dormono; le persone sono quindi guidate all’insano gesto da qualcuno che riesce ad infestare i loro sogni.

La detective scova un giovane in grado di leggere nelle menti delle persone e d’intrufolarsi nei loro sogni, ed ecco che la vicenda si sposta sul piano onirico con un duello all’ultimo sangue fra i due (sì, anche il sangue non manca), avente la stessa detective come pomo della discordia. Perché la temeraria adesca l’oneirokiller fingendo di volersi suicidare a propria volta e… in fondo non mente neppure, giacché una parte di lei (un alter ego in abito rosso che la perseguita) realmente prova una morbosa attrazione per il balzo finale.

E non è sola: anche il giovane “medium” verso il mondo dei sogni vorrebbe solo farla finita con la persecuzione del dover osservare l’orrore e lo squallore delle menti dei propri simili…

Il che, buttato in faccia alla società che vanta uno dei tassi di suicidi più alti al mondo (già oggetto di un altro bel thriller surreale, il Sucide Club di Sion Sono), è tutt’altro che un giochino per innocui brividi estivi, per quanto elegantemente impaginato. Eh sì, perché – come i “balletti di morte” del precedente Vital – anche le visioni e gli incubi di Nightmare Detective sono ricchi d’immagini raffinate e “100%-Tsukamtoto”: la donna che cammina sola in una stretta via fra i grattacieli di una Tokyo sempre più simile alla metropoli di Blade Runner, seguendo la propria alter ego rossovestita scalza … i suicidi che deambulano in assoluta solitudine nei meandri oscuri della città-corpo… il medium che affonda in un abisso liquido molto simbolico, o s’atterrisce vedendo le persone di cui scruta i pensieri vibrare innaturalmente, con le bocche trasformate in mostruose spirali mute… sono immagini che vanno ben oltre il realismo del thriller e “tagliano il nostro occhio” dirette senza esitazione al subconscio.

E lì si specchiano nell’autentica angoscia esistenziale messa in scena dal regista: tutti, killer, vittime, detective e medium, tutti lottano con i propri incubi prima che con qualsiasi minaccia esterna: ricordi d’infanzia, rimorsi, sensi di colpa… un vortice infernale che fa desiderare a tutti indistintamente lo stesso approdo, il non essere finale.

Inoculando chirurgicamente in noi spettatori il bisturi di un mal de vivre contemporaneo che passa attraverso riflessioni filosofiche come questa: “La vita non ha alcun significato, ma tu hai lavorato duramente per dimostrare a te stessa il contrario, non è così?”, chiede il killer. “Beh, non ti preoccupare, tra poco sarà tutto finito. Non dovrai dimostrare più niente, tutti dobbiamo morire e la terra continuerà a ruotare indisturbata, ma vuota, disabitata… come se niente fosse. Pensa come sarà bello il silenzio. Tanto prima o poi tutto dovrà finire… Per cui che significato ha provare il tuo valore in un mondo simile? Le persone forti come te non hanno bisogno di nessuno. Il mondo non ha nessun significato, il mondo è privo di senso. Possiamo farlo a pezzi insieme, con il mio coltello”.

Capita l’antifona?!

Certo, insieme a chili di genialità, possiamo individuare anche qualche cliché, a voler essere spietati pure noi: nel primo incubo compaiono su un muro gli immancabili lunghi capelli femminili neri, vero incubo di ogni nippohorror post-Ring (ma per fortuna è solo un istante); poi le chiamate suicide al killer dei sogni avvengono via cellulare, e il pensiero corre ai vari The Call/The Phone, ma per fortuna, quando c’è la sostanza su cui riflettere, che la “bacchetta magica” della narrazione sia un cellulare o un frullatore resta un dettaglio. C’è anche un feeling complessivo, più che un singolo dettaglio narrativo, che fa pensare alla saga MPD Psycho di Takashi Miike, ma per fortuna il film di Tsukamoto è girato incommensurabilmente meglio dell’ultraeconomico (e per noi malriuscito) prodotto televisivo dell’altro genio del cinema giapponese.

E il suo regista può permettersi di chiudere la vicenda (di cui, va da sé, non anticipiamo altro) con un malinconico dialogo fra la detective e il medium:

- “Se sapessi leggere nella mente, sarebbe tutto più facile”.

- “…Se lo facessi, vedresti solo cose orribili”.{mosimage}

Forse Tsukamoto sta “diventando grande”, visto che si permette il lusso del dubbio che magari vi sia anche qualcos’altro.

Forse, lo scopriremo alla prossima puntata del suo grande film esistenziale.

Speriamo che sia presto.

Non fosse abbastanza chiaro, per chi osa specchiarsi nel pozzo scuro trattasi di acquisto obbligatorio (in alternativa, pare sia già entrato in programmazione su Sky).

Mario

Last modified on Thursday, 28 June 2007 12:21
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