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Rancinan ridefinisce l'umano

Written by  19 Aug 2007
Published in Notizie
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La Trilogia del Sacro Selvaggio, in mostra alla Triennale Bovisa, presenta l'originale iter del grande fotografo attraverso tre forme di umanità "oltre": l'Arte, l'Altro, la Fede.

Vi accenniamo con colpevole ritardo alla bellissima mostra di Gérard Rancinan in corso (fino al 2 settembre) alla Triennale Bovisa per consentirvi di non perderla se ancora non l'aveste vista. Infatti, il percorso del fotografo francese è molto "posthuman": Rancinan ha ritratto in grande formato (e con qualità formale eccelsa) tre categorie di esseri umani fra loro diversissime, ma al suo occhio unite da una qualità comune.

Si tratta di: 1) artisti contemporanei, ritratti in contesti o ambientazioni che riproducano le loro opere o la loro filosofia dell'arte; 2) persone affette da gravi handicap, nondimeno in grado di dar vita a percorsi esistenziali stupefacenti (la donna monca campionessa di nuoto e giurista, il nano torero, il dj e la pittrice senza braccia, il fotografo ermafrodita etc.); 3) alcuni cardinali elettori, ritratti riproducendo il sontuoso e severo stile pittorico di Velasquez.

Per quanto riguarda la 'qualità comune', essa risiede nel fatto che "questi uomini ai margini detengono le chiavi di una realtà più profonda, più dolorosa anche, perché priva di trucco", scrive Virginie Luc, giornalista e amica dell'autore, nello stupendo catalogo (Federico Motta Editore). "Essi disegnano un arco che è l'inverso del mondo".
"...Si tratta pur sempre della stessa cosa: guardare l'altra faccia del mondo, il retro dello specchio, gettare lo sguardo al di là dei limiti del nostro sapere, e persino un po' più lontano, in anticipo sul nostro presentimento, per provare una nuova presenza".
Ciò che appunto fanno gli artisti tramite le loro visioni, i "diversi" attraverso la loro esperienza quotidiana di negazione della vita che per noi è "normale", i religiosi attraverso il loro slancio verso il trascendente.

Non mi dilungherò su luci, colori e tecniche di stampa, né sull'allestimento (perfetto, specie nell'illuminazione delle foto): non sono un critico d'arte e preferisco che vi facciate la vostra idea vedendo direttamente le opere di Rancinan. Ma la visione della mostra mi ha fatto riflettere su quanto gli artisti contemporanei abbiano preconizzato (con largo anticipo) molti dei concetti su cui ruota questo sito e buona parte (si parva licet) del nostro lavoro personale, come autori letterari, filmici etc.

Basti pensare che fra gli artisti ritratti da Rancinan figurano il nostro guru David Lynch, Hermann Nitsch e Otto Muehl, che negli anni '60 diedero vita alle performance violente e primitive dell'Aktionismus, spargendo sangue ed esibendo atti sessuali (come se l'arte d'avanguardia arrivasse per propria via agli stessi esiti del b-movie horror e porno!).

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Orlan e Franko B, che intervengono a rimodellare il proprio corpo e quindi la propria identità; Marina Abramovic (foto a sin.) e Jan Fabre, che - in arte figurativa, performance e teatro - sondano a loro volta i confini del corpo e della sessualità.

Per non parlare di Stelarc (qui a destra) che, con le sue installazioni di corpi cibernetici e modificati dalla tecnologia, è da sé un saggio di fantascienza cyberpunk.

articles_stelarc.jpg

Del resto, non sarà un caso se, già nel 1994, una mostra fondamentale nell'affermare una nuova generazione di artisti (dal Matthew Barney dei film 'Cremaster' alla Cindy Sherman delle bambole sessuate, su cui prima o poi dovremo tornare) si intitolava proprio 'Posthuman', no?

Dedico queste riflessioni casalinghe a chi ritiene inutile confrontarsi con "quei matti dell'arte contemporanea", perché "fanno cose che saprebbe fare chiunque" o "solo schifose", oppure sanno benissimo che "dopo XX l'Arte è morta".
Guardate anche l'arte contemporanea, invece: alla peggio potrà non piacervi (come afferma Francesco Bonami introducendo la sua collana Electa dedicata ai grandi contemporanei). Ma, che voi siate appassionati di fantascienza, di cinema underground, fumetti orock alternativo, non potrete non trovare dei link fra la visioni sviluppate dai vostri miti e le intuizioni di qualche artista "degenerato".

Per esempio, allargando il discorso al mondo del rock, quanta performance art è finita a speziare i video di musicisti estremi come i Nine Inch Nails o i Tool (i loro clip surreali e psichedelici son capolavori), oppure di quel catalogo di arte contemporanea che è il vituperato Marilyn Manson? (sì, proprio lui!). E, per dire, quanto "azionismo" c'era in quel finto snuff che era "Pig", cortometraggio di Rozz Williams, praticamente un testamento estrem(o)ista prima del reale suicidio del cantante dei Christian Death?
Ma allora non sarà che anche fra i musicisti (metal, gothic, industrial etc) più sottovalutati e ridicolizzati per le pose estreme e teatrali, i trucchi disgustosi, il grand guignol spettacolare, in realtà si agitano visioni 'oltre', allineate con quelle di certa arte contemporanea e assai meno 'kitsch' di quanto faccia comodo credere?

Mentre meditate, vedetevi la mostra di Rancinan: io vi aspetto il 2 settembre a Bologna per vedere il concerto dei Tool e dei Nine Inch Nails: la prossima puntata dopo l'Evento.!


Mario

 

 

 

Last modified on Sunday, 19 August 2007 23:07
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